Giovani


Cari lettori, grazie alle vostre visite, alle vostre letture, ai vostri commenti, ai vostri insulti e ai vostri complimenti, siamo stati un blog davvero prolifico: 161 articoli in 260 giorni, 293 commenti, 23.700 visualizzazioni, con una media di 89 visite al giorno. Abbiamo parlato di tutto: ambiente, giovani, famiglia, economia, Europa, soprattutto politica, ma anche salute e storia, turismo e tecnologia, passando anche per cronaca, infrastrutture, lavoro e scuola. Insomma una carrellata di notizie, idee, approfondimenti, bizzarre proposte e tanti commenti ad una realtà che non ci piace e che vorremo cambiare insieme a voi.

A proposito, prima che mi dimentico, ecco il link del nostro nuovo sito: http://basilicata.estremocentro.net/. Speriamo di colorarlo un po’ con i colori della nostra terra, di riempirlo con le voci della nostra gente e di animarlo con le idee dei nostri giovani. Naturalmente non abbiamo perso nulla del nostro lavoro fatto fin dal lontano 15 gennaio scorso: tutti gli articoli precedentemente scritti sono stati trasferiti nel nuovo blog e sono sempre disponibili alla vostra lettura e ai vostri commenti.

Autori del nuovo blog, rimaniamo io, Antonio Di Matteo, martellante “scrittore” di post sul blog e onnisciente supervisore dell’attività del sito. C’è la nostra cara Marta Romano, che continuerà la sua collana di articoli, insistendo su temi chiave dei giovani d’oggi come la scuola, il lavoro e la politica. Da poco tempo è con noi, ma già fa parte della famiglia, Francesco Scavone, che sempre vigile, ci diletterà con analisi politiche e sociali, di un mondo che rotola nel senso sbagliato.

Per fortuna i temi su cui scrivere i nostri articoli, non mancano mai. La cronaca e la politica ci forniscono sempre nuovi spunti di riflessione, di analisi, di approfondimento, che noi, studiamo, rielaboriamo, rimastichiamo e vi porgiamo per una lettura un po’ diversa, un po’ contorta, un po’ discordante dal filo logico della solita realtà sociale.

Rimaniamo convinti ancor più, dopo 9 mesi di fatiche, di lavoro, di soddisfazioni, di amarezze, di offese subite e fatte, che la nostra strada è quella giusta. Giovani, intraprendenti, che si impegnano per capire il mondo che li circonda ed immaginarne uno nuovo, futuro, realizzabile e concreto che possa realmente soddisfare le continue necessità di un’Italia e di una Basilicata ormai stanche della solita storia.

È un’abitudine, la mia, quella di attaccare continuamente e frontalmente chiunque pretenda di cambiare la politica italiana con le parole, dimostrando però che nei fatti la realtà è un’altra. Ho attaccato il mio partito, ho attaccato i suoi uomini, i suoi tesserati, i suoi simpatizzanti e i suoi papaveri, dagli assessori ai dirigenti. Ho punzecchiato i politici che “portavano” i voti, quelli che foraggiavano, quelli che pascolavano. Ho usato i miei post come delle clave per martellare e colpire chiunque pretendesse popolarità e considerazione, senza averne merito.

Molti però non sanno perché ho compiuto questa scellerata azione di distruzione. Non me ne vogliano i politici, e non, soprattutto del mio partito, che ho attaccato. Non attacco per puro divertimento o per mio personale gusto della critica, ma muovo interrogativi solo per migliorare la situazione attuale, che non è certo delle migliori. Molti potrebbero dire che questo non è il momento per attaccare, per denigrare, per cercare il “pelo nell’uovo”. Io non sono dello stesso parere. È proprio ora che bisogna aprire una grande discussione su cosa si è fatto di giusto, su cosa si sta facendo, sul nostro programma futuro, su cosa vorremo fare da grandi, su cosa è meglio per il partito, cosa è meglio per i nostri elettori e cosa per gli italiani.

Oggi, l’Unione di Centro è un partito che ha terminato il proprio cammino, sospinto per l’ultima volta dalla brezza estiva. L’Udc ha pure vinto perché non si è lasciata spazzare via dai due  falsi giganti che ora sprofondano, ma l’UDC è alla meta. Questo nostro fedele compagno deve arrivare al traguardo di Chianciano, al congresso costitutivo del nuovo progetto del Partito della Nazione. Nuovi progetti, nuovi nomi, nuovi slogan, nuovi dibattiti, nuove idee. Ma gli uomini e i burocrati sono sempre gli stessi. Qui bisogna ragionare. Io non sono contro gli uomini, anzi sono per un loro cambiamento, per una loro nuova dedizione ad un nuovo stile di fare politica, non a parole, con i fatti. Sono soprattutto  per il merito.

Ecco perché me la prendo sempre e solo con gli uomini dell’Udc e non degli altri partiti. A me interessa quello che fanno in casa mia, quello che succede altrove poco mi entusiasma. Io voglio un partito che prima di criticare, prima di scendere in campo, prima di presentare una lista alle elezioni, prima di mettersi in gioco, deve assolutamente mettere a posto ciò che di cattivo, sbagliato e dannoso c’è al proprio interno. C’è bisogno di entrare nel nostro armadio e fare un po’ di pulizia cacciando i vari scheletri che conserviamo nel nostro partito. Dobbiamo pulire il nostro armadio e poi uscire di casa, stanchi per il lavoraccio fatto, fieri di averlo portato a termine, ma finalmente pronti per guardare avanti, senza rivolgere il nostro sguardo e il nostro pensiero al passato,  consapevoli che nessuno più potrà accusarci per le presenze poco piacevoli e le tante ombre che hanno popolato la nostra storia. Guardiamo in casa nostra, il  nostro contributo per l’Italia.

Riceviamo e Pubblichiamo

Ecco una storiella di un giovane amante della politica, con sogni e ideali, uno dei pochi ragazzi che entra in quel mondo sporco e subdolo, ricco di volontà e desiderio di cambiare il sistema…

Era un ragazzo che sin dalle scuole superiori si era messo in evidenza per le proprie idee, rappresentante di classe poi di istituto e infine  decise di volgere lo sguardo al di là degli armadietti scolastici, e spingersi dove in molti dicevano che avrebbe fallito perché nessuno era disposto a cambiare.

Ma lui si domandava: “se tutti si lamentano e nessuno fa niente, il sistema non muterà mai”. Così un giorno si affacciò alla politica bruciando le tappe nel modo più celere che potesse: militante, poi segretario di un movimento giovanile, e di colpo nel direttivo provinciale, ove si muoveva con rispetto e generosità. Un giorno però si guardò intorno e si rese conto che quel sistema doveva cambiare ancora, ma lo stesso sistema si ribellava ai cambiamenti.

Un sistema che prima lo elogiava per le sue capacità, prospettandoli un grande futuro, un futuro che lui neppure desiderava, poiché la politica per lui doveva esser vissuta nel pieno disinteresse delle poltrone degli incarichi. E una volta che si dice no al sistema, d’altronde non si può continuare a  ricevere le solite attenzioni se lo si vuol mutare…

Fu così che il giovane si guardò intorno, e vide che c’erano sempre le stesse poltrone, con sopra polvere alta cm, e vecchi giornali, con vecchie stampe a caratteri obsoleti… quelle poltrone che hanno condotto ad oggi un partito dalle grandi prospettive all’oblio. Quell’oblio causato dalla paura di cambiare…

Giovanni Boccoli

Vi segnalo due interviste fatte dal Giornalettismo. com a due diversi deputati dello stesso partito, l’Unione di Centro, guidata dal Presidente Pier Ferdinando Casini, pieno sostenitore della libertà di espressione sul web. Ma ci sono delle eccezioni nel suo partito. Questa la situazione: l’on. Amedeo Ciccanti, favorevole all’equiparazione delle testate giornalistiche on-line ai blog, con una conseguente restrizione di espressione di pensiero per chiunque volesse rendere pubblico un proprio pensiero, per il solo motivo di dover negare a possibili diffamatori, le loro offese pubbliche. Dall’altra parte c’è tutto il resto del partito centrista, capitanato in questa battaglia dall’on. Roberto Rao, profondo conoscitore del mondo web e sensibile ascoltatore delle sue problematiche. Rao che non accetta equiparazioni improprie tra modalità diverse di espressione (giornali on-line e blog). Ecco a voi le interviste, le differenze tra i due personaggi politici, in termini di competenza in materia e sensibilità, sono evidenti.

Lei si è schierato a favore di un equiparazione dei blog a tutti gli altri operatori dell’informazione. Non ritiene eccessivo questo controllo?

Il controllo non è sul web, il controllo è sui reati che si possono commettere sul web. E’ una cosa diversa.

Ma soprattutto si tratta di persone che non sono professionisti dell’informazione…

Non si può creare nel web una zona franca reale. Se io e lei diffamiamo qualcuno a mezzo blog, scrivendo frasi invereconde, non possiamo farla liscia solo per il fatto di essere blog. Il giornale registrato ha un platea magari di alcune migliaia di lettori. Chi scrive sul web ha una platea planetaria. E’ una barbarie giuridica in uno stato di diritto questa zona franca.

Secondo lei può essere ridimensionato il ruolo che ha avuto internet finora?

Assolutamente no. Il blog è uno strumento. Anch’io sono un itnernauta. La salvaguardia di questo strumento significa proprio difenderlo da chi magari ci specula. Uno strumento cosi’ importante, una delle conquiste di questo secolo relativamente alla libertà di espressione, non può essere utilizzato da quattro sciacalli che lo utilizzano per fini personali. Chi difende oggi i blog non fa altro che affossarlo. Sarebbe come circolare in una strada senza segnaletica. Sarebbe un disastro. E’ vietato farne un uso arbitrario. La mia libertà comincia dove finisce quella altrui. Non si può fare un blog per diffamare e commettere reati.

La sua è una posizione isolata…

Tra i miei colleghi parlamentari che difendevano i blogger, quando ho esposto questi argomenti, molti hanno cambiato idea. Si sono resi conto che tutte le norme non servono a niente se poi si crea una zona franca. E’ come chiudere una grande arteria però lasciando aperto un pertugio. I blog diventerebbero terra di conquista di tutti coloro che non potendo scrivere sulla grande stampa, sui grandi mezzi di comunicazione, e quindi diventerebbero un grande centro d’affari.

Chi è che ha cambiato idea?

Per ultimo il nostro rappresentante in Commissione Giustizia. Rao è un difensore dei blog, ma mi ha dato ragione.

Ecco il link dell’intervista completa: L’onorevole che vuole il bavaglio al web: “No agli sciacalli”

Questa invece l’intervista all’on. Roberto Rao.

Allora, onorevole, sulla falsa riga di quanto proposto dalla Bongiorno, siete favorevoli ad una distinzione tra blog e giornali? Qual è la vostra posizione?

Noi presenteremo un emendamento analogo ai finiani, non so se identico in tutto e per tutto al loro, ma sicuramente con le stesse finalità. Mi sembra assolutamente necessaria la distinzione tra testate on line con struttura organizzativa, che sono di fatto un giornale o una parte della testata, che hanno obblighi ed autorevolezza, e i blog. Hanno una autorevolezza diversa. I giornali devono avere uno stringente regolamento, ad esempio, per quanto riguarda le rettifiche. Le loro notizie hanno una valenza diversa da quelle dei blog. Se uno scrive su una testata è un conto, deve attenersi a regole ferree come può essere la rettifica entro le 48 ore o la legge sulla stampa, per gli altri strumenti ci devono essere altre regole. Il rischio è che ci sia una sorta di invito surrettizio, sotterraneo, ad autocensurarsi. Per paura della sanzione chiunque scrive qualcosa su internet può essere incentivato a non riportarla per paura che quella notizia si riveli poi falsa. Una censura che vieterebbe di fatto la libera circolazione delle idee.

Lei pensa ad una esclusione dei blog dalla norma o ad un intervento normativo, seppur diverso da quello sulla stampa tradizionale, anche sui blog?

Noi stiamo studiando, abbiamo affidato ai nostri tecnici la questione. Si potrebbe “gradare”. Ma ci sarebbe il rischio comunque di limitare la libertà di informazione. Stiamo studiando una formula affinchè non comporti il rischio di censure.

Sulla sua posizione converge tutto l’Udc?

Ci sono sensibilità diverse. La mia posizione è anche quella di Casini, la rimando al sito ufficiale, dove sono le mie agenzie.

Ieri nel suo partito Ciccanti si è detto favorevole ad una equiparazione…

E’ una posizione diversa dalla mia. In sede di confronto gli ho detto che avremmo vagliato la possibilità eventualmente di gradare le cose. Lui ha una posizione più radicale ma io resto dell’idea che se il rischio è quello di limitare la libertà e non riusciamo a trovare una soluzione che sia condivisa, sia considerata plausibile, è un bene, altrimenti preferiamo lasciare tutto com’è.

Ecco il link dell’intervista completa: Anche l’Udc contro la legge bavagli: “Non equiparare giornali e blog”

Due sono le possibilità: o insabbiamo il ddl intercettazioni o mettiamo qualche regoletta in più. Regola che deve essere obbligatoria non per i blogger, ma per le piattaforme che forniscono questo servizio. Non ci sono altre alternative.

Vi consiglio di visionare questo interessantissimo video, che spiega tutte le possibili opzioni tecnologiche che si possono attuare per favorire la rettifica senza far pagare multe salatissime ai blogger: Il diritto di rettifica nel Web 2.0. Trackback e Blog Reactions

Unione di Centro: c’è bisogno di più partecipazione dei tesserati al processo decisionale.

L’Unione di Centro è il partito moderato nazionale, che spesso è costretto a dimenarsi tra tirate di giacca e insulti di trasformismi, il tutto condito da un’elevatissima dose di incoerenza di chi, appunto, tenta di delegittimare l’Udc e la sua linea politica. Non scrivo per lodare questo partito, che comunque ha molti demeriti, ma anche qualche merito, a mio modo di vedere, ma almeno cerca una nuova logica politica.

A livello locale, l’Udc è un partito molto presente nelle competizioni elettorali, di ogni ordine e grado, ma è del tutto assente nei paesi, nelle strade, sul territorio, nel vivere della gente. Ma è un po’ così tutta la partitocrazia lucana. Quando si vota: “Votateci, votateci, noi siamo i più belli e i più forti”, e poi finite le pratiche elettorali, gli slogan e le bandiere tornano in soffitta a svernare, in attesa di una nuova primavera elettorale. È un meccanismo che a me non garba. Una logica sbagliata e subdola, che oramai è entrata sia negli uomini di partito, che negli elettori, ormai non più abituati alla convivenza dialettica con amministrazioni, associazioni, partiti e società civile.

Un volenteroso ragazzo, che vuole partecipare alla vita politica del proprio paese, in un sistema del genere si trova ammanettato alle promesse dei politicanti nel periodo preelettorale e alle delusioni (preventivate ampiamente) nell’immediato seguito del voto. Insomma, fermi al palo ad aspettare cosa? Ad aspettare veri partiti e veri politici, che negli ultimi anni hanno latitato. Sarò forse abituato alla velocità del web o alle rapide fantasie giovanili della mia mente, ma trovo la politica molto appesantita su se stessa, quasi a volersi volontariamente isolarsi e negare a qualsiasi volenteroso di avvicinarsi per rialzarla.

Ritornando al discorso principale: l’Udc non è presente, non ha sezioni, non ha recapiti politici conosciuti ai più, non fa manifestazioni, non fa attività sul territorio post elettorale. È qui l’errore: un rivenditore che cerca di far acquistare un elettrodomestico a qualcuno, oltre ad assicurasi la vendita, deve anche seguire il cliente nel rapporto post vendita, altrimenti ne perderà la fiducia. Così dovrebbe funzionare in politica ed è così che agisce la Lega Nord, ma non tutti gli altri partiti, carrozzoni lenti alla ricerca di una discesa per sveltire il passo e portarsi primi in una corsa che conduce a valle e non ad una vetta, ad un obiettivo in cima.

Devo dirlo francamente: sono passati ormai sette mesi dalla sottoscrizione della mia tessera all’Udc, ma non c’è stata nessuna vera azione politica, solo inutili tatticismi partitici: la politica non è la partitocrazia, per fortuna, come mi ricordò Maurizio Bolognetti, uno degli ultimi (io spero uno dei primi) politici lucani. Parlando della mia esperienza a Tursi, mi sono tesserato per partecipare alle decisioni amministrative dei nostri eletti, insieme agli altri tesserati. In poche parole volevo che accadesse questo: i consiglieri che si riconoscevano nell’Udc dovevano riunire la sezione tutte le volte che c’era un consiglio comunale o qualcos’altro da discutere, per dibattere insieme delle questioni e per decidere, a maggioranza dei tesserati, la linea politica da seguire. In questo modo è il popolo del partito che guida i consiglieri e gli assessori, e di conseguenza la linea politica dell’amministrazione comunale, e non il contrario.

Questo, però, per molti motivi non avviene. Primo tra tutti l’autoreferenzialità degli eletti, legittimati dal voto popolare a guidare l’amministrazione (mi ricordano tanto i discorsi che fa Berlusconi). Amministratori persi nei meandri dei palazzi burocratici, che dimenticano le promesse, il partito e soprattutto lo statuto di quest’ultimo. Il secondo motivo potrebbe essere la poca volontà degli eletti di confrontarsi con i tesserati, per presunzione o menefreghismo o delirio di autosufficienza. Terza possibile spiegazione è forse la totale divisione interna del partito, lo sfilacciarsi di rapporti mai stati saldi. Quarto motivo: la sconvenienza ad istaurare un rapporto di dipendenza politica e decisionale con la sezione, perché è un evidentissimo laccio alle mani, che impedisce possibili tatticismi in consiglio comunale. Quinto possibile motivo: i consiglieri potrebbero dire che “nessun partito lo fa e non vogliamo essere i primi” e come darli torto? Potrebbe essere una di queste la spiegazione, o qualcun’altra, o tutte e cinque. Politicanti pseudo partitocrati intenti in politichese esprimersi in assisi amministrative (insomma solo bla bla bla), ecco la definizione dei consiglieri comunali di Basilicata (e forse di tutta Italia), che si sono succeduti nelle ultime legislature, non tutti, ma la maggior parte.

Ricordo, con un po’ di nostalgia, le discussioni nella sezione della defunta Alleanza Nazionale, 2 anni fa, con l’allora segretario Peppino Cassavia, che convocava a spese sue tutti i tesserati, compresi i giovani, per dibattere della azioni da intraprendere di fronte alle situazioni che si presentavano di volta in volta, compresi gli ordini del giorno dei consigli comunali. Ricordi appunto, di un’esperienza bella, che vorrei rivivere, ma che mi è negata dalla realtà dei fatti. Mi scuso per lo sfogo, ma vi assicuro che qualcosa cambierà, non per merito dei politicanti e dei partiti…

E poi, un nostro carissimo lettore, Christian Condemi, mi ha segnalato un video, che ho visionato ben volentieri, e tra le tante frasi dette e viste, mi ha colpito questa: “Deve passare l’idea che non vale la pena affannarsi per creare un mondo socialmente migliore…”. Ed è proprio vero. I colpevoli sono i nostri politici, che amano il deserto (di idee) alla rigogliosa foresta (di pensieri e invenzioni). E se continuerà così, in questi nostri paesi rimarranno solo loro e le case fatiscenti. Bella prospettiva.

Silvio sempre pronto a salvarci da tutti i mali, anche dal cancro.

Tante le vicende che perseguitano il nostro Presidente del Consiglio dei Ministri. Tante le leggi da approvare e da gestire: il ddl intercettazioni, la riforma della giustizia, la riforma dei regolamenti parlamentari, la manovra economica correttiva, la vicenda delle quote latte, il lodo Alfano costituzionale, la privatizzazione dell’acqua, il federalismo, e tante altre, tutte utilissime (a chi?). E poi tutte le questioni da risolvere: la protesta dei ricercatori universitari; dei docenti della scuola pubblica; gli scioperi degli operai della Fiat e la gravosa vicenda dello stabilimento di Termini Imerese ; il ministero dello sviluppo economico ancora ad interim; i rivoltosi nel suo partito; la Lega Nord che complotta con Tremonti per un governassimo con Idv e Pd; le vicende giudiziarie di quei 4 pensionati pidduisti, rincoglioniti, sfigati (ci manca solo che sono anche cornuti e incontinenti e poi le cazzate le abbiamo dette tutte).

In più, la vicenda dell’eolico in Sardegna con le possibili dimissioni del Presidente Cappellacci; le dimissioni di Cosentino e Brancher e Scajola; le dimissioni di Verdini dal cda della sua banca; il Presidente della Repubblica che difende un pezzo di carta (la nostra Costituzione); ancora la Lega che difende 400 agricoltori, che nella piena illegalità non pagano le multe dovute allo sforamento delle rispettive quote latte; i magistrati che passano a setaccio ogni minimo respiro del Nostro, i giornalisti che gli fotografano anche i peli del naso; Fini e quei quattro gatti che gli vanno appresso, che hanno riscoperto la legalità, invece di ricordarsene nel 2008; l’Onu che si è espresso contro il ddl intercettazioni; le indagini sulla P3, che aveva come referenti governativi Dell’Utri e Verdini, secondo quanto si apprende dai giornali. E sono ancora tante le beghe di palazzo.

Tutte vicende importantissime per la nostra politica, la nostra economia, la nostra società, e per fortuna in Italia non è arrivata la crisi economica. Tutto deve essere risolto anche a costo di “un colpo di Stato” (le elezioni anticipate). Ma io mi chiedo: perché l’intero Governo, l’intero Parlamento, l’intera politica e tutti i partiti parlano, discutono di queste inutilità assurde? Possibile che Berlusconi sia talmente tanto ottuso (non lo credo affatto), da non capire che agli italiani serve altro? Ma tutti sappiamo, chi più chi meno, che Berlusconi ha un piano ben programmato per tutti noi, per l’Italia e soprattutto per le future generazioni, ma prima di tutto per i suoi profitti. Vuole campare fino a 150 anni, a qualsiasi costo; ora ne ha “soli” 74. Dovremo sopportarlo per altri 76 anni. Sarebbe alquanto brutto nascere, vivere e morire, vedendo sempre lo stesso faccione, ascoltando sempre la stessa voce, parlare sempre delle cose dette e fatte dalla stessa persona. È terribile lasciare alle future generazioni un mostro televisivo come Berlusconi.

Il suo progetto è semplice e si sviluppa su due binari: assicurarsi il predominio dei media più influenti, o almeno il loro silenzio, garantirsi di vivere fino a 150 anni (anche se don Verzè gliene ha promessi solo 120, sputaci sopra!), arricchirsi ancor più, ed in seguito vi segnalo un articolo che vi spiega come, eliminare democraticamente qualsiasi opposizione politica e qualsiasi attrito istituzionale, rafforzare i propri poteri di governo, screditare qualsiasi voce fuori dal coro e governare per sempre, finché morte non ci separi. Elettori italiani? Diamoci da fare per velocizzare questo divorzio, Veronica ha già provveduto… manchiamo solo noi.

Ecco a voi l’articolo del nostro amico Gaspare Compagno, su Estremo Centro Sicilia, che ci spiega per filo e per segno come il nostro amato Premier lucrerà anche sulla lotta al cancro. Ancora una volta si dimostra un grande imprenditore, ma non un altrettanto grande Presidente del Consiglio.