Cronaca


Rifiuti, Arpab e inquinamento delle acque

Il segretario regionale dei Radicali Italiani, Maurizio Bolognetti, è stato ascoltato dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, sul suo dossier “La Basilicata avvelenata dalla malapolitica”, redatto in questi ultimi mesi, dopo il clamoroso caso dell’inquinamento rilevato da Bolognetti nelle acque delle dighe lucane nel gennaio scorso.

Ma di cosa si parla in questo dossier? Dei rifiuti urbani, industriali, più o meno pericolosi e nocivi che viaggiano per la nostra terra, senza controlli. Si tratta di rifiuti anche lucani, ma mischiati con altra immondizia proveniente da altre zone italiane e che viene depositata nelle nostre discariche, se va bene, o in qualche luogo sperduto, e ce ne sono tantissimi, della nostra terra, senza che nessuno se ne accorga per parecchi anni. La domanda significativa è: perché in Basilicata, dove la popolazione è poca, le possibilità tante, le risorse ci sono, non si è sviluppato in passato un piano efficiente per la raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani? Possibili risposte sono: l’incompetenza degli amministratori; la mancanza di educazione ambientale della popolazione; l’accordo tra ditte di smaltimento rifiuti e amministratori, per continuare a non riciclare. Credo sia la terza.

Altro argomento trattato è la questione dell’Arpab. Il direttore dell’agenzia, Vincenzo Sigillito, dimostra assenza totale di rispetto per l’ambiente, per l’intelligenza del popolo lucano e soprattutto per la salute dell’intera Basilicata. Perché il direttore paga un affitto esorbitante per la sede dell’ente a Matera di proprietà di un imprenditore che investe in smaltimento di rifiuti pericolosi? Perché non fa tutto ciò che gli compete per rendere i cittadini partecipi della grave situazione ambientale della nostra terra? Perché permette ancora, insieme alla Giunta Regionale, che tutti gli enti a rischio inquinamento (es: Eni, Sogin, ecc.) continuino ad essere i controllori di sé stessi? Perché nasconde le rilevazione fatte all’inceneritore Fenice di Melfi tra il 2002 e il 2006? Se non è Sigillito che le nasconde, chi ha più poteri del Nostro per recuperarle? Una cosa è certa: i direttori delle agenzie regionali lucane sono dei veri e propri papi, nominati, incontestabili ed eterni. I politici passano e loro restano.

Terzo argomento è l’inquinamento delle acque lucane. Si va dagli invasi, ai torrenti, alle sorgenti, fino ai fiumi e al mare. La questione delle dighe inquinate da bario e boro, da residui fecali umani, da altre sostanze industriali ed agricole. Insomma un letamaio che ogni giorno irriga i nostri campi e disseta i pugliesi. Bolognetti nel gennaio scorso parlò di questa grave situazione, ma venne immediatamente tacciato come blasfemo da tutti i politici lucani e da tutti i giornalisti locali e dall’Arpab. Che sia Bolognetti in malafede? Lo smentisce l’eutrofizzazione delle acque della diga del Pertusillo, nel maggio scorso, ad opera dell’alga cornuta, che si nutre appunto di sostanze inquinanti come azoto e fosforo, provenienti da scarichi urbani e anche agricoli.

Ma possibile che la Basilicata sia così? Possibile che sotto i nostri piedi, nelle nostre colline, nei nostri fiumi, nei nostri mari, ci sia tutto questo inquinamento? Possibile che a vederlo sia solo Bolognetti? Possibile che nessun politico locale conosca queste emergenze? Possibile che nessun potere lucano trovi convenienza a combattere questo malaffare? Possibile che la popolazione non veda? Possibile che sia disillusa ed orami rassegnata? Possibile che finisca sempre come i contadini del “Cristo si è fermato ad Eboli” di Carlo Levi, malati fuori e morti dentro?

Concludo con la frase che più mi ha colpito di questo lungo dossier: “Il paradosso lucano sta nel fatto che chi mette le mani nelle nostre vite, negando giustizia, producendo avvelenamenti, saccheggiando il territorio, dorma in pace, mentre chi denuncia e prova a raccontare, il sonno lo perde.”

Conosciamo molto bene l’attenzione che la Regione Basilicata ha nei confronti dei lavoratori dipendenti, soprattutto di quelli che accettano di subire il trattamento clientelare e poi, di conseguenza, ricambiano il favore ricevuto con il voto alle successive elezioni. Insomma un rapporto simbiotico che è tremendamente forte tra i dipendenti pubblici e i politici che hanno peso nei palazzi di Potenza. Un’assunzione può cambiare la vita in Basilicata. Uno stipendio può reggere una famiglia e garantire il futuro. Mille, mille e cento euro netti al mese riescono a zittire qualsiasi coscienza lucana e qualsiasi spirito critico, nascondendo tutto nell’ipocrisia più assoluta.

Ma quello che è accaduto al dibattimento del processo che vede 31 imputati per falso e truffa aggravata ai danni dell’Unione Europea, tra cui 21 pseudo imprenditori agricoli, un geometra libero professionista e 9 funzionari pubblici che gestivano le pratiche, ha fatto nascere in me qualche dubbio. Ma cosa hanno fatto questi 31 individui? Lo stratagemma dovrebbe essere questo: gli agricoltori dichiaravano di coltivare terreni fintamente in affitto oppure del tutto falsi con ampiezze dei terreni del tutto inventate. Il geometra seguiva gli agricoltori e i funzionari assicuravano alla banda l’assenza di controlli e il rilascio dei verbali necessari per proseguire la pratica.

La Regione Basilicata si è costituita in giudizio solo contro gli agricoltori e il geometra, ma non contro i funzionari pubblici, dichiarando implicitamente la loro innocenza, almeno per quanto riguarda il giudizio della Regione. Insomma ci sono 22 colpevoli e 9 innocenti? 22 privati e 9 pubblici dipendenti? 22 presunti truffatori e 9 agnellini in preda ai lupi della frode? La favoletta non regge in piedi. I 22 presunti colpevoli, per compiere indisturbati il loro progetto, dovevano avere assolutamente un appoggio dei funzionari. Comunque sarà il giudice a decidere le eventuali colpe e i risarcimenti. Ma il tutto potrebbe risolversi con una giustissima condanna dei fantomatici agricoltori e del geometra e un’assoluzione piena, non tanto giusta, dei funzionari. E se poi gli agricoltori volessero condividere il risarcimento dovuto con i funzionari, si dovrebbe aprire un nuovo procedimento giudiziario, che durerebbe troppo tempo per evitare il totale risarcimento. Insomma gli agricoltori non potrebbero rivalersi in tempo ed efficacemente contro i funzionari, loro colleghi nella presunta frode.

Perché la Regione ha fatto una cosa del genere? Davvero ritiene innocenti sulla parola, i 9 funzionari del Dipartimento Agricoltura? Possibile che 22 privati, alquanto maldestri, abbiano eluso i controlli dei funzionari pubblici dediti al controllo? Allora se non c’è concorso di colpa, c’è la negligenza, il mancato controllo, che resta sempre colpa, o l’incapacità di compiere efficacemente il proprio dovere. Possibile che degli individui non agricoltori, cioè senza le dovute certificazioni del loro stato, riescono a presentare richieste per ricevere finanziamenti dall’Unione Europea, su terreni fasullamente presi in affitto, dove non corrispondono gli ettari e dove c’è stato il primo caso in Italia di contratti di affitto unilaterale? Davvero oltre la fantascienza e l’immaginazione. Dubbi a cui la Regione non risponde e che continua a inficiare con comportamenti al limite della decenza.

Da molti giorni le pagine dei quotidiani lucani e nazionali sono infuocate da polemiche e dichiarazioni, da riflettori tutti puntati sull’ennesima morte innocente. Ci riferiamo a quanto successo lo scorso mercoledì all’Ospedale Giovanni Paolo II di Policoro, dove nelle prime ore della mattina, dopo un notturno parto gemellare effettuato con taglio cesareo, moriva una giovane donna di soli 32 anni, oserei dire colpevole solamente di aver dato alla luce due piccoli bambini.

A poche ore dall’accaduto non sono mancati accesi dibattiti che hanno visto protagonisti in primis la famiglia della donna e i due medici, che hanno operato durante il parto. Anche nei più comuni palinsesti televisivi sono stati inseriti spazi dedicati a quello che è l’ennesimo caso di malasanità dilagante nel Paese, che, dopo le liti in sala operatoria e i ritardi nel soccorso, verificatesi con spiacevole frequenza in tutta Italia, sembra non volersi più arrestare.

Molti chiedono solo che venga fatta luce sull’accaduto e sui moventi, in attesa anche delle ispezioni regionali e ministeriali, altri invece cercano di schermirsi avanzando l’aspetto dell’emorragia inarrestabile e funesta. Ma, aldilà delle varie parti, vogliamo focalizzarci sulla struttura ospedaliera in questione che, pur desiderosa di porsi come terzo polo della sanità lucana, sembra arretrare sulle proprie posizioni anche a fronte di altri casi, tutti di questa estate, che hanno fatto discutere per la frequente mancanza di un servizio di ambulanza e per il comportamento di parte del personale.

Con questo però sarebbe anche opportuno fare le dovute eccezioni, separando le pecore nere da invece colore che diligentemente e professionalmente svolgono quotidianamente il proprio lavoro. Sarebbe opportuno anche spendere qualche parola a favore degli inviti ultimi di questi giorni, con i quali si cerca di stigmatizzare la tecnica del parto cesareo a favore di quello naturale, poiché, pur essendo il primo  rimedio spesso inevitabile, è diventato ormai una consuetudine lucrosa per pochi ma rischiosa per molti.

La nostra vicinanza si rivolge però verso i due neonati che, ancora ignari di ciò che accade loro intorno, anche se lontani dalle braccia materne che mai più avranno la fortuna di incontrare, sono chiamati a crescere tra mancanze e sacrifici. Ci rivolgiamo anche ai cari della donna, della giovane donna trentenne, perché non siano solo nomi da aggiungere alla lunga lista di parenti colpiti e inascoltati, feriti e senza giustizia, ma sappiano trovare in questa difficile congiuntura la strada per affrontare avversità e controversie, con lo stesso coraggio di Rosalba, madre che resterà per molti emblema di una maternità spezzata, di un amore lontano, a danno delle due vite che hanno trionfato.

Abbiamo un sistema sanitario tra i migliori al mondo, moderno, ma soprattutto universale e pubblico. Non permettiamo che il marcio prevalga sullo spirito di buona volontà o che questi eventi spiacevoli sovrastino le numerose eccellenze. La malasanità è purtroppo un problema serio e lampante, con impegno e attenzione potrebbe essere debellato o quantomeno affievolito, a vantaggio di un intero sistema.

Francesco Scavone

Pubblichiamo un invito del leader UdC, Pier Ferdinando Casini, a porre fine all’orrore della lapidazione in Iran. “Le parole spesso sono le pietre grandi e più forti.”

Ho visto in un video la lapidazione di una giovane donna.
E’ stato duro seguire fino alla fine le sequenze di dolore e di odio.
In Iran, dopo averla fustigata, vogliono lapidare Sakineh Ashtiani per adulterio. Per ora, i media iraniani, stanno lapidando verbalmente la moglie del presidente francese Carla Bruni, rea di aver svegliato l’Europa su questo nuovo barbaro crimine.
Non voglio sapere chi sia Sakineh, né cosa abbia fatto. Ma sento di dover gridare il mio sdegno, la mia rabbia per non poter fermare da solo questo insulto alla vita che è sacra: niente può giustificare questo obbrobrio.
Per questo dico: brava Carla e bravi tutti coloro che in queste ore si stanno mobilitando per fermare questo orrore.
Facciamo sentire alte le nostre grida: le parole spesso sono le pietre grandi e più forti.

Pier Ferdinando

Qualche semplice considerazione, qualche domanda e tanta voglia di cambiamento.

Scrivo queste mie idee, gettate lì su un foglietto per appunti, in un pomeriggio caldo d’estate. Concetti scritti a caldo, senza logica, forse anche banali, ma pur sempre appunti. Ecco qualche spunto: per quanto riguarda l’elevatissimo debito comunale, perché non si fa una elenco in ordine crescente di tutti i singoli debiti, con le indicazioni riguardanti le cause e i responsabili materiali di queste pendenze debitorie, e lo si invia per corrispondenza o in altro modo alle case di tutti i tursitani? È pubblicità notizia e tutti saranno felicissimi di conoscere nome e cognome dei responsabili di questo scempio politico e amministrativo.

La Piazza antistante il Municipio alle ore 23.30... luci accecanti e basta.

Perché non si fittano i tetti degli edifici comunali ad aziende per consentire l’istallazione di pannelli fotovoltaici? Perché non si fittano locali e strutture comunali, anche a basso prezzo? O perché non si vende il dovuto? Perché non si intrattengono rapporti settimanali con la Regione Basilicata e la Provincia di Matera per accaparrarsi qualche risorsa? Possibile che non ci siano fondi per Tursi, anche provenienti dall’Europa? Perché, dato il misero peso politico di Tursi negli ultimi anni, non si cercano collaborazioni con Comuni maggiormente considerati? Perché non si hanno delle relazioni continue con i sindaci dei comuni vicini?

Perché non si attua la raccolta differenziata, che produce in pochissimi mesi benefici per le casse comunali? Perché non si accendono le illuminazioni cittadine viarie un’ora dopo e non si spengono un’ora prima? Perché non si razionalizza il consumo di utenze negli uffici comunali? Perché non si riduce la burocrazia comunale, così da diminuire carte, timbri, bolli, inchiostri? Perché invece di assumere nuovi vigili, non ci si accorda con i Comuni confinanti così da creare un unico corpo di Polizia municipale con minori costi e minori mezzi? Io non conosco affatto la macchina comunale, ma da semplice cittadino credo che gli sprechi ci siano e bisogna tagliarli, a costo di creare malcontento, ma in fondo, meglio avere meno che pagare di più.

Perché non si istallano dei piccoli cartelloni pubblicitari, in apposite vetrine appese ai muri dei privati, nel corso principale, su cui tassare eventuali rendite private? Perché non si creano eventi a costo zero per l’estate che è ormai iniziata? Un esempio: sagre bisettimanali  sui tanti prodotti tursitani oppure fiere, visioni di film, manifestazioni politiche o culturali? Giochi giovanili, notti bianche, rosa, nera, alle stelle. Manifestazioni sportive, culinarie, competizioni di mestieranti. Tutto rigorosamente organizzato e finanziato dai soggetti privati, a cui il comune deve solo concedere le dovute utenze e permessi. E poi, il programma per l’estate 2010 è pronto? Io sono ignorante in materia, ma ancora non ne ho sentito parlare.

Questa domandala pongo per un semplicissimo motivo: l’altra sera sono uscito con un mio carissimo amico che non vedevo da molto tempo e abbiamo parlato un po’ di tutto e dopo esserci fatti qualche giro con l’auto, ci siamo fermati in piazza a sorseggiare un drink  ed alle 23.30 si siamo incamminati lungo il corso. Con rammarico e un po’ di sorpresa abbiamo notato un viale completamente deserto. Non c’erano neanche le auto parcheggiate a farci compagnia. Ma ritornando alle ore 22.30: il corso era movimentato, ma non pieno ed erano presenti solo qualche irriducibile e tutti i bimbi e ragazzi ancora senz’auto, per la giovane età. Bisogna dirlo: a Tursi l’altra sera ci si annoiava, a parte noi che eravamo in ottima compagnia. Una spiegazione c’è: i ragazzi, i giovani e le famiglie vanno via da Tursi la sera, per cercare ristoro altrove, al mare, nei paesi più movimentati, nei pub dei paesi vicini. Insomma siamo di fronte ad un esodo serale in uscita e notturno in entrata. Esodo umano, ma soprattutto economico: i tursitani i loro soldi li spendono amorevolmente altrove, soldi che farebbero resuscitare i nostri locali e la nostra immagine.

Il Corso alle ore 23.30... dire vuoto è poco.

Credo che sia ancora presto per giudicare l’operato di una Giunta comunale ancora in rodaggio ed in cerca di una continuità e di una velocità, anche se l’accelerazione è stata alquanto lenta, a mio parere. Giunta che ancora studia la situazione e che ancora cerca soluzioni definitive. Ma tre mesi sono ormai passati e ancora nulla si è visto. Si potrebbero firmare tanti provvedimenti a costo zero per risistemare anche solo in parte la realtà. Ad esempio: si potrebbero convocare le categorie produttive della nostra economia locale (commercianti, imprenditori, agricoltori, operai, esercenti, ecc.) e discutere con loro di possibili provvedimenti  da porre in atto. Si potrebbe incontrare la popolazione facendo un Consiglio comunale in piazza, per dare almeno una parvenza di partecipazione popolare e di coinvolgimento. Si potrebbero fare delle assisi congiunte, sempre in piazza, con la presenza dei Presidenti della Regione e della Provincia, per discutere del nostro incerto futuro.

Vorrei insistere sulla questione della raccolta differenziata: i Comuni di Montalbano e Montescaglioso hanno raggiunto in pochissimi mesi le vette della classifica dei Comuni Ricicloni stilata da Legambiente, piazzandosi al 16° posto e al 2° posto rispettivamente, nelle relative categoria di appartenenza, causando immensi benefici fiscali per le loro popolazioni ed economia, favorendo tagli consistenti della Tarsu. E allora perché non farlo anche noi? Il nostro sindaco, Giuseppe Labriola, conosce molto bene entrambi gli artefici di queste rivoluzioni epocali, che sono gli ex sindaci Leonardo Giordano e Mario Venezia. Perché non convocarli a chiedere loro consiglio?  Un’altra esperienza da imitare potrebbe essere quella messa in atto dalla gestione Lopatriello a Policoro, soprattutto per quanto riguarda il turismo da comitiva.

Io non so se le considerazioni appena fatte sono state già prese in considerazione, ma è sempre meglio dire le cose due volte. Tutto rigorosamente a costo zero ed ad impatto positivo.

Spreco di risorse pubbliche e degrado sociale. Manca la politica vera.

Lsu: lavoratori socialmente utili, ma a chi? Lavoratori di una certa età, con delle disabilità, con altri problemi vari. Insomma, soggetti da recuperare e da reinserire nel processo lavorativo locale, attraverso creazione di cooperative, società o assunzioni in enti locali. Assunzioni prima a progetto e poi a tempo indeterminato. Ma come sempre ci sono i vari imprevisti istituzionali, le varie campagne elettorali, i vari intrallazzi della politica, e la questione si tira avanti da molto tempo. Ma la considerazione importante non è questa, ma il messaggio mandato ai quasi 600 mila lucani residenti entro i confini regionali.

Il percorso del torrente pulito è evidenziato in rosso.

Il messaggio lanciato dalla politica è sempre lo stesso: “Votami e ti do un vitalizio con soldi pubblici. Tu devi solo far finta di lavorare, o al massimo devi fare qualche ora di sfalcio erba o pulizia, ma nulla di particolarmente faticoso. E ricordati di farmi votare dalla tua famiglia. Alla regione vota Nome e Cognome”. E quei poveri lavoratori, pur di racimolare qualche soldo, cosa fanno? Votano e seguono il dettato impartitogli.

Strana voglia, da parte della precedente giunta regionale, di stabilizzare i lavoratori socialmente utili. In qualche documento trovato su internet si può leggere di copiosi incentivi a chiunque assumesse a tempo pieno ed indeterminato uno dei tanti lavoratori iscritti nell’albo regionale. Si va dagli 8.000 euro a fondo perduto all’anno per tre anni a chiunque stabilizzasse un Lsu, fino ai 12.000 euro a fondo perduto per i lavoratori inseriti nell’albo, che si sarebbero costituiti in società o cooperative di servizi autonome. C’è anche un contributo a fondo perduto di 15.493,71 euro per quei lavoratori, sempre presenti nell’albo, che si sarebbero tolti dalle scatole volontariamente. Per tutti gli altri, una gran pacchia. Lavoro ad intermittenza, foraggiato con assegni regionali, per almeno il 70% e per il restante 30% dagli altri enti che avrebbero usufruito del loro lavoro. Senza contare incentivi, premi e tanto altro. E chi gliela fa fare di andarsene da questo “Albo” regionale? Di solito se ne vanno qualche milione di euro di soldi pubblici… e cosa vuoi che sia?

La convenienza ad assumerli l’hanno trovata molti comuni ed enti, che vedendosi forniti dalla regione i mezzi economici e gli incentivi per sostenere questi lavoratori, allora gli assumono, essendo questi Lsu anche vicini all’età per la pensione ed avendo anche i requisiti per possibili prepensionamenti. Insomma un affarone per tutti: regione, comuni ed Lsu. Peccato che non lo sia per tutti gli altri. La regione continua a far leva su fondi propri per prolungare queste assunzioni di questi lavoratori precarizzati dalla regione stessa e che continuano ed esserlo grazie ad essa.

Insomma, un modo come un altro per foraggiare e fare clientelismo. Ogni qualvolta ci sono le elezioni, li vedi, che tagliano un po’ d’erba, bruciano qualche legnetto, zappano qualche cosa che non si capisce, puliscono qualche anfratto sconosciuto e socialmente inutile. Non bisogna prendersela con i lavoratori, che comunque secondo alcune teorie economiche, scelgono la propria strategia ottimale, conoscendo ciò che farà la Regione, minimizzando i propri costi e massimizzando il proprio beneficio: prendere tutti i soldi possibile facendo il minimo sforzo. Insomma, hanno scelto il loro punto di ottimo. Peccato che il loro punto di ottimo, coincida con il punto in cui la ragionevole decenza viene a mancare e i primi dubbi, sospetti e rabbie iniziano ad insinuarsi nelle menti di chi li vede all’opera.

Un esempio: finita la campagna elettorale, una decina o una quindicina di lavoratori socialmente utili è stata assunta presso la Comunità montana del Basso Sinni, per svolgere attività di pulitura dalle erbacce, del letto del canale Pescogrosso,  che attraversa l’abitato di Tursi. Da più di un mese che lavorano, hanno percorso appena un chilometro di torrente. Il loro lavoro dovrebbe essere quello di tagliare l’erba e gli arbusti, raccoglierli e bruciarli. 15 persone armate di tutto punto, con corsi di formazione alle spalle, ben retribuite, con abitazione a due passi dal posto di lavoro, con le condizioni atmosferiche favorevoli, senza nessun altro elemento di disturbo, minimo minimo dovevano finire tutto il canale e ritornare pure indietro in oltre un mese di lavoro e non fare solo un chilometro. Ma cosa hanno fatto in tutto questo tempo? Io non lo so, ce lo dovrebbero spiegare chi li ha assunti.

Definirlo spreco di denaro pubblico è poco. Con quei soldi si potrebbe fare molto di più. Oppure con gli stessi soldi e con gli stessi lavoratori, ma con un controllo e monitoraggio costante delle attività, con delle tabelle di marcia, con delle tappe forzate, con altri modi di incentivazione e tanto altro, si potrebbe fare davvero molto e finalmente fare qualcosa di veramente utile: spendere soldi pubblici per dare un servizio alla comunità.

Conti alla mano, la Regione Basilicata nel suo bilancio di previsione 2010-2012 ha stanziato 9 milioni di euro per la stabilizzazione degli Lsu. Ma bisogna ricordare che un provvedimento nazionale ha messo in discussione questa stabilizzazione profumatamente pagata. Per ora si può dire che i Lsu possono proseguire le loro attività, essendoci 3 milioni a disposizione per tutto il 2010. Quindi non si facessero venire in mente di fare uno sciopero, perché tutti i cittadini e l’intera attività economica potrebbe trovarne danno. Sfoghiamoci con una risata, anche perché la realtà è sempre più amara.

Ripeto: i colpevoli non sono i lavoratori, che sfruttano a loro vantaggio la situazione, ma gli enti preposti al loro controllo, che però sono in conflitto d’interesse. Bisogna ristabilire una legalità di fondo, basata sull’impegno e sulla produttività e non solo sul doversi vestire con una canotta rifrangente e dei guanti per poter prendere uno stipendio pubblico. Non se ne può più.

Silenzio, omissioni, depistaggi, false rassicurazioni.

Silenzio tombale degli organi di informazione regionali sulla situazione della diga del Pertusillo. Uno strano connubio tra potere politico, interessi industriali e organi mediatici. Tutto il mondo mediatico asservito, che omette le verità, che oscura i fatti e che disinforma la popolazione lucana, illudendola che tutto vada bene. In questo campo, le differenze tra destra e sinistra, scompaiono. Un esempio è anche quello rappresentato dall’assessore all’ambiente Agatino Mancusi, che si riunisce con gli enti locali per discutere le problematiche ambientali del territorio, ma da queste riunioni esclude gli organi di informazione, negando notizie alla popolazione interessata dalla vicenda particolare. Un modo di fare alquanto inusuale, per non dire altro.

fonte: Basilicata Radio 2

Con l’acqua della diga, secondo mie supposizioni logiche, verrebbe ancora prodotta energia elettrica, nella vicina centrale idroelettrica, e dopo, invece di essere indirizzata al depuratore per essere potabilizzata, verrebbe riversata direttamente nel fiume Agri. Questo lo si potrebbe notare anche dal copioso flusso di acqua che riempie il letto del fiume, del tutto inusuale in questo periodo dell’anno. Perché accadrebbe ciò? Perché l’acqua della diga sarebbe talmente inquinata che neanche i depuratori riescono a potabilizzarla.

fonte: Basilicata Radio 2

Gli enti regionali preposti alle dovute verifiche tacciono, nascondono le analisi, rilasciano qualche nota alle agenzia di stampa, ma nascondono le cause vere di questo improvviso scurirsi delle acque. La verità, che ci viene nascosta, è che la diga è completamente nera e presenta una schiuma superficiale biancastra, che si aggiunge ai tanti rifiuti solidi urbani e pericolosi presenti sulle rive del lago. La popolazione limitrofa ed interessata, tace, perché rassicurata dai fallaci organi di informazione lucani. Gli enti preposti non sanno cosa fare per risolvere la situazione, non sanno come intervenire e non sanno come tamponare, non ne hanno i mezzi e le capacità.

fonte: Basilicata Radio 2

Anche la pista investigativa, che riguardava lo sversamento di melassa da uno stabilimento industriale di Viggiano, è stata dimenticata, forse perché falsa o almeno non rilevante, ma comunque ha sviato l’opinione pubblica dalla vera causa dello scempio. Una spiegazione infatti potrebbe essere l’emissione di idrogeno solforato, proveniente dai pozzi petroliferi e dal centro oli, oppure il susseguirsi illegale di sversamenti di reflui fognari, oppure di reflui industriali e petroliferi, o tutte e tre le cose insieme, e chissà cos’altro che noi non sappiamo, che non si deve sapere, e che a Potenza, assessori e presidenti, potrebbero sapere.

Le domande che tutti noi dovremmo farci sono molte. Alcune potrebbero essere: perché nessuno parla più di questa questione, anche se ancora la diga è nera? Perché gli enti preposti non rendono pubbliche le analisi? Sul sito dell’Arpab non c’è neanche una foto, neanche una parola sull’accaduto, tutto per non creare falsi allarmismi. Ma le trote e i pesci nella diga sono impazziti? E se tutto è in regola perché l’acqua non viene normalmente depurata? Un’omertà schifosa. Perché i giornali e i telegiornali non ne parlano? Io personalmente ho informato via e-mail Striscia la Notizia, Ambiente Italia, il TG3 e il TG2 sperando in un loro interessamento, perché non riesco più a fidarmi degli enti regionali. Altre domande potrebbero essere: perché l’assessore Mancusi, nelle sue riunioni con gli enti locali, sia in questa occasione, che nell’occasione delle estrazione petrolifere nell’alto Bradano, tiene fuori gli organi di informazione? C’è qualcosa da nascondere? C’è qualcosa che non si dovrebbe sapere? E poi: i consiglieri regionali di destra e sinistra eletti in quelle zone cosa hanno detto? Hanno visto le acque nere? E possibile che non gliene freghi assolutamente nulla della loro popolazione e del loro territorio? Vorrei ricordare anche un’altra cosa: le acque del Pertusillo si riversano nell’Agri, attraversano vari territori comunali, arrivano fino alla diga di Gannano e poi parte viene utilizzata per l’irrigazione della piana metapontina e parte viene riversata ancora nell’Agri, fino ad arrivare al mare, tra Policoro e Scanzano Jonico, dove molti lucani vanno al mare.

Solo una radio si salva in questo mondo omertoso: Basilicata Radio 2, e le foto inserite in questo articolo le ho prese dal loro sito internet.

Una mafia che favorisce i soliti, penalizzando i migliori.

Il concorso pubblico che ha fatto scandalo, dopo l’articolo della Gazzetta del Mezzogiorno, si riferiva all’assunzione di un collaboratore tecnico – amministrativo presso il Consiglio Regionale. La questione non è chi l’abbia vinto, ma come sia andato a finire il solito concorso pubblico ad hoc. La vicenda è semplice: 10 soggetti preselezionati, valutando requisiti e test selettivi, sono stati cacciati dalla graduatoria perché avevano un titolo di studio superiore rispetto a quello richiesto dal concorso.

Il Palazzo della nostra casta

582 partecipanti al concorso per un posto a tempo pieno ed indeterminato. Dopo alcune selezioni sui titoli di studio, sulle competenze e sull’esperienza, sono passati a 92 aspiranti accettati per proseguire le selezioni, ed infine ne rimasero solo 10. Ma la segreteria generale del Consiglio Regionale della Basilicata ha comunicato a questi 10 bravissimi e competenti lavoratori, che non sono idonei al posto di lavoro in palio. Perché loro hanno un titolo di studio professionale o amministrativo – contabile quinquennale, invece di uno triennale, come richiesto dal bando di concorso.

Molti partecipanti chiesero, prima di partecipare, se c’era differenza, secondo le procedure concorsuali, tra un titolo di studio quinquennale e uno stesso titolo triennale, e il contac center non seppe dare le dovute delucidazioni. Quindi i 10 migliori sono stati esclusi e tra i restanti 82, verranno selezionati altri primi 10, con il titolo di studio richiesto, cioè quello triennale, per partecipare alla selezione decisiva, che decreterà il vincitore.

Ma non si poteva scrivere prima nel bando che si sarebbero accettati solo, e dico solo, i partecipanti con un titolo di studio triennale e tutti gli altri no? I bandi presentano un’elasticità sconcertante, fatta per consentire a chi seleziona i partecipanti,  di discernere con discrezionalità le qualità e i titoli, in base ad un unico criterio: trovare qualsiasi cavillo per eliminare i partecipanti migliori del “Prescelto”. Prescelto per il quale il concorso è stato fatto, e non il viceversa. Il concorso è fatto a misura del “Prescelto” e se qualcuno è meglio di lui, lo eliminano con qualche giochetto discrezionale.

I migliori 10 sono stati esclusi e illusi di poter almeno, con una piccola probabilità, avere un posto di lavoro a tempo pieno ed indeterminato. Ed invece i primi dieci sono stati cacciati a calci nel culo perché uno, due o tre schifosi raccomandati, figli di chissà chi, con la spinta del potente di turno li ha “scavalcati” in graduatoria. Uno schifo, uno scempio, che di certo avvilisce ancor più i primi dieci migliori partecipanti. Unica colpa di questi bravissimi lavoratori, era quella di aver studiato due anni in più degli altri e di aver speso un po’ di tempo e soldi in più per avere un titolo di studio spendibile. Ma nella nostra regione un titolo di studio spendibile questi signori schifosi se lo mangiano a colazione, perché non è “il titolo di studio” che volevano loro. C’è bisogno di un altro titolo di studio: la lettera di presentazione e raccomandazione inviata, all’assessore o al dirigente di turno, dal signorotto del luogo.

Molte volte c’è chi la raccomandazione la va a chiedere, molte volte ti arriva (ma qualcun’altro l’ha chiesta per te). Una cosa è certa: la tua futura vita, sarà un’esistenza lavorativa e post lavorativa supina al volere del tuo raccomandante e del potente di turno. Un inchinarsi ringraziando che straccia qualsiasi parvenza di dignità o orgoglio che si può avere.

Quello che ci viene chiesto in Italia, in Basilicata, e soprattutto a Potenza, è una sola cosa: a chi sei figlio? Quello che ci viene insegnato con questo comportamento della pubblica amministrazione e della politica, ha un qualcosa di degradante, che mina la nostra autostima, le nostre convinzioni, le nostre libertà e le nostre aspirazioni. E questo i porci a Potenza lo sanno e se ne approfittano. Siamo succubi dei giochi sporchi di un’amministrazione pubblica che ha dello scandaloso e del perverso.

Uno schifo che i giovani lucani hanno subito.

I titoli dei giornali erano eloquenti qualche giorno fa: “La nuova Giunta cerca «nuovi modelli che diano maggiori garanzie ».” Io mi chiedo: garanzie per chi? Per i raccomandati? I politici si sono accorti che i loro raccomandati erano troppi e provenienti da tutte le parti ed erano anche superiori alle 1000 unità? Che forse qualcuno se ne sarebbe accorto, essendo molti i giovani richiedenti il tirocinio, preparati e con un titolo di studio ottimo? Molti hanno detto che sarebbe servito per inserire precari nel mondo della pubblica amministrazione, ma secondo i titoli e le caratteristiche richiesti, sarebbero sicuramente stati accettati solo giovani studenti e non precari.

Emblematica la dichiarazione dell’attuale assessore al lavoro, Rosa Mastrosimone, dell’Italia dei Valori (quali valori?) sulla vicenda del bando, sospeso per mano sua: «Voglio chiarire che non è stato soppresso o ritirato. E’ stato semplicemente sospeso perché c’era qualche problema. Ma stiamo già lavorando celermente a risolvere i problemi per dare una risposta alle tante richieste». Un dubbio si insinua: tante richieste? Da chi? Lettere di raccomandazioni? Pizzini?

Vere e proprie farse preelettorali. Incredibili pratiche clientelari. Possibile che non ci sono altre forme di lavoro dipendente da incentivare, invece dei tirocini per i giovani, per inserire lavoratori a tutti gli effetti in quegli enti  in cui manca organico? Forse così non si potevano illudere 13.000 giovani e le loro famiglie. I tirocini banditi dalla regione Basilicata sono illegali. Lo conferma il senatore Pietro Ichino, professore del diritto del lavoro, che duramente ha criticato questi contentini preelettorali, definendoli qualche settimana fa: “gravissima deformazione assistenzialistica delle politiche del lavoro”. In più “l’illegittimità si spiega con il superamento del tempo di durata massimo consentito per i corsi rivolti ai disoccupati.” Altre parole usate dal senatore sono esplicitamente: truffa, abuso, violazione della disciplina sul lavoro, assistenzialismo, contra legem. E il sen. Ichino appartiene allo stesso partito del Presidente De Filippo. Moscia e politica fu la risposta dell’allora assessore al lavoro Antonio Autilio (sempre dell’Italia dei Valori, a modo loro).

Una puntualizzazione va fatta: tutti i consiglieri della vecchia legislatura hanno votato l’approvazione del bando dei tirocini, da destra a sinistra, passando per il centro. Quindi tutte le dichiarazioni fatte in questi giorni da questi signori, sono, lo ripeto, false, ignobili e offensive per tutta la popolazione lucana. Questi signori non riescono a decretare dei semplicissimi tirocini, per mille innocenti giovani, e trovano problemi e difficoltà. Dove? Nel sistemare  i loro preferiti e nel non farsi scoprire. Non c’è altra spiegazione. I soldi ci sono, la volontà politica c’è, manca solo la limpidezza delle procedure. Ricordo che: l’attuale assessore che ha revocato i bandi è dello stesso partito del suo predecessore, quindi non mi si dica che ci sono problemi politici. Saranno diverse le lettere di raccomandazioni e gli interessi da tutelare. Chissà.

Unici responsabili di questo scempio ignobile sono i politici lucani, tutti. Quelli che hanno creato i tirocini, quelli che li hanno votati, quelli che li hanno prorogati, quelli che li hanno riprogrammati, quelli che li hanno rinviati per “un periodo di riflessione”, quelli che sparano minchiate sulle agenzie di stampa con dichiarazioni insulse ed offensive per l’intelligenza lucana. Questi signori hanno estorto voti grazie alla visione futura dei tirocini. Politici autoreferenziali  che non hanno per niente avuto problemi a revocare i tirocini una volta terminate le procedure elettorali.

Ho raccolto testimonianze di raccomandazioni e spintarelle e lettere inviate a chi di dovere per modificare il vero e sincero responso dei risultati, che invece di essere limpidi, risultano fallaci e profondamente illegali e immorali. Anche il tirocinio, in Basilicata, diventa una corsa all’oro, una lotta di sopravvivenza dove tutto è lecito, purché si arrivi al tanto sudato obiettivo. Tirocini in ogni comune della regione, per non scontentare nessuno, per non offendere il potente locale e per garantire un po’ a tutti le dovute briciole per i pecoroni che li hanno votati, lasciando il rospo da ingoiare a tutti gli altri fessi, che pur meritando ed avendo i migliori risultati, secondo il bando del tirocinio, non riusciranno mai a superare la cupola di illegalità che regna sovrana su queste farse programmate.

Misteriose macchie di stravaganti colori. Una sola spiegazione.

Mentre ascoltavo la mia radio preferita, Basilicata Radio 2, paladina della giustizia, della libertà e della verità, la mia attenzione è stata attratta da uno spot mandato in onda dalla redazione, che diceva, con un bel sottofondo musicale, queste parole: “Il lago del Pertusillo si è trasformato ormai in una grande e vergognosa e immensa macchia nera, a noi pecoroni di Basilicata viene spudoratamente indicata come conseguenza di particolare, mai accertata, inesistente e misteriosa alga. Dobbiamo credere ancora alle favole o piuttosto pensare ad un disastro ecologico derivante dai pozzi petroliferi che affollano la riva di questa ex meravigliosa bellezza naturale? Meditate lucani, meditate. Stanno distruggendo la valle dell’Agri, la nostra terra.”

Dai giornali si apprende che uno stabilimento industriale di Viggiano, abbia sversato nell’invaso degli scarichi di melassa, che poi ha modificato la concentrazione delle acque. Ma la preoccupazione resta, fino a quando non arriveranno i risultati dell’Arpab.  Della questione sono stati interessati tutti gli organi regionali competenti, per porre rimedio definitivamente alla questione.

Anche il sindaco di Spinoso, Pasquale De Luise, immediatamente allertatosi e preoccupatosi, ha preferito far eseguire controlli chimici a laboratori privati, per sincerarsi della situazione. Dalle analisi si apprende che è proprio l’alga cornuta (nome scientifico Ceratium Hirundinella) la responsabile della colorazione rossastra dell’acqua della diga.

L’alga incriminata è un organismo che si trova anche nel lago di San Giacomo di Fraele e di cui ne è la prevalente forma di vita. Un piccolo bacino sulle Alpi, in provincia di Sondrio, a 1949 metri sul livello del mare, che di inverno è coperto di ghiaccio, con alta presenza di fosforo. La sua acqua è utilizzata solo per produrre energia, infatti mancano altri dati su possibili sedimenti contaminanti e metallici o altri dati chimici periodici. La nostra alga è attualmente presente anche nel lago di Garda. Altre notizie su internet non ho trovato e dell’alga cornuta si è visto poco e nulla in giro per il mondo.

Anche il Corpo Forestale dello Stato si è attivato, presentando denuncia contro ignoti per deturpazioni delle bellezze ambientali. Intanto l’incontro tanto atteso tra Assessore all’Ambiente della Regione, Enti e Comuni interessati, si svolgerà il 24 maggio alle ore 16. Lentissimi ad arrivare i risultati dell’Arpab, che ancora non si pronuncia ufficialmente. Lo fa, invece, Metapontum Agrobios, le cui analisi parlano di assenza di tossicità ma di quantità considerevoli di carica batterica. Confermata anche la presenza dell’alga cornuta e una bassa quantità, comunque di molto sotto i limiti stabiliti dalla legge, dei metalli pesanti come il bario, il boro, il mercurio, l’arsenico.

I Sindaci ringraziano la sinergia messa in campo tra le diverse istituzioni regionali, provinciali, comunali e degli altri enti, per risolvere insieme la questione. E soprattutto ringraziano l’Assessore Agatino Mancusi, per la repentina convocazione del tavolo tecnico per discutere dall’accaduto e per aver preso a cuore la inconsueta situazione.

Molte potrebbero essere le questioni e i vari punti su cui ci si potrebbe soffermare. Perché i sindaci interessati dalla marea rossa, ringraziano così di cuore l’Assessore Mancusi? Una risposta ce l’ho: il vecchio assessore e i suoi predecessori, non adottavano lo stesso comportamento presente e vicino ai territori, che invece Mancusi ha dimostrato in queste pochissime settimane di lavoro. In più quest’alga cornuta raramente si eccita e fiorisce in questo modo senza una causa scatenante, che forse è stata trovata in uno stabilimento abbandonato e nei suoi reflui. Ma un’altra domanda si insinua: perché questo fiorire istantaneo in pochissimi giorni? Se lo sversamento c’è stato, mica si è verificato in 2-3 giorni e mica in un’area abbastanza distesa. Se si, invece, la mano dell’uomo è presente e bisogna indagare. In oltre, è mai possibile che l’inquinamento dovuto alle estrazioni petrolifere non rechi nessun danno alle acque della diga e ai suoi fruitori, pugliesi e lucani, e che non sia corresponsabile di questa enorme macchia rossa sulle acque dell’invaso? Ci sono 57 pozzi nella sola valle dell’Agri, e mai nulla è stato riversato nei ruscelli e nei terreni? Dalla paura che i sindaci e la popolazione hanno dimostrato, io direi proprio che il petrolio è una causa scatenante, altrimenti non si giustificherebbe tanto clamore, o almeno non si giustificherebbe in altre zone del mondo, dove l’alga tranquillamente fiorisce. In Basilicata però nulla va lasciato al caso, soprattutto quando ci sono di mezzo interessi dei potenti.

Dalle notizie date sempre da Basilicata Radio 2, si apprende che le condotte della diga, che la collegano all’impianto di depurazione, per poi potabilizzare l’acqua, sono state chiuse. Un motivo ci sarà. Si apprende anche che i pesci dell’invaso si sono avvicinati alle rive, perché lì l’acqua è maggiormente ossigenata e “respirabile”. Cosa vuol dire? Che qualcosa ha negato una migliore ossigenazione delle acque: l’alga o il petrolio? Un comportamento simile si spiega solo se ci troviamo in inverno e i pesci cercano un fondale basso dove riscaldarsi. Ma non è il nostro caso.

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