aprile 2010


Si vola con i sogni, ma la realtà è davvero amara.

Si ha la bocca e il fegato amaro parlando delle cose che non vanno in questa nostra Regione. Ma come sempre, la causa dei nostri mali è molto spesso la nostra. Si potrebbero riaccendere i riflettori sull’Aviosuperficie (e non aeroporto) di Pisticci, la cosiddetta Pista Enrico Mattei, utilizzata dall’industriale e dirigente dell’Eni, per visionare e visitare le varie attività estrattive presenti sul territorio italiano, compresi gli stabilimenti estrattivi di Pisticci. Una pista strettamente privata e finalizzata solo a quell’utilizzo negli anni ’60.

Visuale dall'alto della pista e di parte dell'area industriale

Un’aviosuperficie ben posizionata nel mezzo della piana del Metapontino, anche se un po’ più nell’entroterra, affiancata dalla SS 407 Basentana, unica statale a 4 corsie, delle quattro sorelle lucane (le altre sono la Sinnica, la Val d’Agri e la Bradanica) ed alla linea ferroviaria che collega Metaponto al capoluogo Potenza, a pochi chilometri da tutte le attrattive turistiche della costa ionica e dalle produzioni autoctone sia agricole che artigianali, senza contare la totale assenza di aerei e aeroporti nelle vicinanze per almeno 100 km. Praticamente tutta la bassa e media provincia di Potenza e quasi tutta la provincia di Matera, possono usufruire di un’infrastruttura alla portata di tutti.

Un’opera che ha avuto molti ritardi, molte battute d’arresto, molti sgambetti e molti inciampi legali, amministrativi, politici e lobbistici. Molti parlano di smistamento di rifiuti tossici, molti di utilizzo di terreni non controllati, molti altri di mancati permessi e concessioni, senza parlare della questione dell’abitato di Tricinaro, piccolo agglomerato di case, che vedrebbe tagliarsi il collegamento tra Pomarico e Pisticci Scalo e i vari appezzamenti di terreno presenti nella vallata circostante, se l’aviosuperficie venisse prolungata. Molti osteggiarono la sua crescita a Potenza, altri nei palazzi di Matera, ma alla fine i lavori che riguardano l’ammodernamento della pista e delle strutture adiacenti vennero finalmente appaltati nel luglio 2008.

Ecco il nostro "Aeroporto"

È notizia di pochissimi giorni fa che i cantieri dei lavori di ammodernamento dell’aviosuperficie sono stati sequestrati dal Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri di Potenza, per parecchie irregolarità nelle procedure adottate, si parla di 26 ettari totalmente fermi per indagini e di cinque avvisi di garanzia a carico di tecnici e responsabili comunali e provinciali. In particolare si parla di: violazioni in riferimento alle attività di raccolta, trasporto e smaltimento di rifiuti costituiti da terreno potenzialmente contaminato in assenza delle prescritte autorizzazioni; in più violazioni in relazione al rilascio di autorizzazione all’effettuazione dei lavori in assenza della propedeutica valutazione di impatto ambientale; e ancora si parla anche di opere edili in corso eseguite sulla base di autorizzazioni illegittime e quindi inefficaci. Insomma un po’ di tutto.

Ma bisogna anche ascoltare i diretti responsabili del cantiere. Infatti, il responsabile unico dei lavori del Consorzio industriale, Francesco Vizziello, esprime “piena fiducia nella magistratura e ci auguriamo che sia chiarita nel più breve tempo possibile tutta la vicenda che sta assumendo contorni per noi inattesi.” In più, aggiunge che “sono già in arrivo le antenne per i voli notte”, e che “senza quest’altro intralcio i lavori sarebbero stati pronti a giugno.”

I lavori che si stavano eseguendo sulla pista riguardano precisamente l’allungamento della pista e altre opere infrastrutturali, tra cui un capannone da adibire ad hangar per interventi di manutenzione ordinaria e ricovero velivoli, antenne, stazione passeggeri, cisterne per il carburante e altro ancora, in modo da trasformare l’aviosuperficie nel primo e finora unico scalo aeroportuale in Basilicata. Questo è un progetto molto importante, in cui hanno messo i fondi la Regione Basilicata, in cui ci ha messo la faccia il Consorzio Industriale e la Provincia di Matera. Ma come sempre, per compiere un’opera veramente utile al nostro territorio, si attende sempre che il cittadino ne perdi le speranze, se ne allontani o peggio ancora se ne dimentichi.

La pista come dovrebbe essere dopo i lavori

Va aggiunto che l’aviosuperficie è un impegno politico che molti si sono presi, ma che non può rimanere un’infrastruttura sola e distaccata dalla altre presenti sul territorio. Tanto meno ci si può illudere che a lavori ultimati, ci sarà un incremento sostanziale del movimento sulla pista. Mi riferisco alla necessità di collegare l’”aeroporto” alla Basentana, collegarla alla ferrovia lì vicina e non solo. Perché le cattedrali nel deserto le conosciamo bene e quindi è meglio prevenire nuovi errori. Oltre a considerare il rischio idrogeologico della struttura, infatti la medesima è a pochi metri dal fiume Basento.

Bisogna preparare, a livello regionale e provinciale, un intenso lavoro per progettare un futuro alla pista. Parlo di progetti di turismo, di commercio, di artigianato, di agricoltura, di lavoro, di altre infrastrutture. Non basta la pista, serve ad esempio il raddoppio del binario ferroviario, un collegamento ferroviario o attraverso autobus alla città di Matera e agli altri grandi centri abitati della zona. Serve il potenziamento delle infrastrutture viarie della regione, il potenziamento dell’offerta turistica dell’intera regione, la cooperazione dei settori produttivi della zona. Serve in definitiva una virtuosa gestione delle risorse e delle ricchezze umane e naturali della Basilicata.

Come penso tutti gli italiani sappiano già, il 25 Aprile è la festa nazionale della liberazione dell’Italia dalla dittatura e oppressione nazi-fascista. Quello che però pochi sanno, è che c’è qualcuno che sta cercando di modificare tale festa, o meglio, le ragioni e le motivazioni di tal festa.

Vignetta di Vauro

Riporto le dichiarazioni di Cirielli, presidente della Provincia di Salerno per il PdL (ex AN):
“Senza l’intervento e il consequenziale sacrificio di centinaia di migliaia di giovani americani, l’Italia non sarebbe stata liberata e la coalizione non avrebbe sconfitto la germania nazista. La Resistenza era un movimento composito che intruppava anche persone che non combattevano per la libertà e per la democrazia, ma per instaurare una dittatura comunista in Italia. Se ci avesse liberato l’Armata Rossa, anzichè gli americani, per 50 anni non saremmo stati un paese libero”
Si sta cercando quindi di riscrivere la storia d’Italia in modo che sia vista sotto gli occhi di chi governa, come loro vogliono che essa appaia a noi tutti.
Ma la cosa più triste è che ci sono degli italiani che danno ragione e si riconoscono in questo abominio, proponendo addirittura di festeggiare il 25 Aprile sventolando bandiere americane.
Com’è possibile che dopo 65 anni si cerchi di cambiare la storia a proprio piacemento? E’ risaputo che il PDL faccia di tutta l’erba un fascio, catalogando come “comunisti” chiunque la pensi diversamente da loro; paradossalmente oggi il termine comunista sta diventando sempre più un insulto che un riconoscimento di pensiero politico.
Ma la cosa più oscena e raccapricciante nel commento di Cirielli è la totale negazione dell’importanza del movimento partigiano in Italia, catalogato quasi come una “macchia da cui gli americani ci hanno salvato”, al pari dei nazi-fascisti che opprimevano l’Italia. Quest’uomo non ha la benchèminima dignità e rispetto delle migliaia di italiani morti nel salvare la propria patria dagli oppressori, dagli invasori. Ricordo anche che, se non fosse stato per la resistenza intestina partigiana, il Nord Italia sarebbe stato praticamente devastato dagli alleati che liberavano l’Italia; questi, arrivati nel Nord, avevano ormai trovato una resistenza dell’Asse indebolita e ormai verso lo sfinimento. Non fosse stato per i partigiani, al Nord sarebbe toccata la stessa sorte che al Sud: bombardamenti e distruzione.
Con questo intervento volevo semplicemente ricordare agli Italiani cosa è questa festa, cosa rappresenta, perchè si festeggia e soprattutto CHI l’ha scritta.
Non gli americani.
Gli italiani, quelli che credevano, in un’Italia LIBERA, FORTE e soprattutto UNITA, che hanno dato la loro vita per il nostro amato Paese.
Questo è il fiore del partigiano, morto per la libertà

Eccoci giunti alla vigilia del 25 Aprile 2010, 65° anniversario della Liberazione dell’Italia dall’occupazione nazifascista . Una festa che, anche a distanza di molti anni, divide ancora l’Italia e gli italiani.

Sinceramente pensavo che il nostro Paese fosse già talmente diviso al proprio interno che quest’anno l’anniversario di quest’importante avvenimento sarebbe stato meno influente. E invece no.

Un’Italia che piange e che ricorda le vittime di ambedue le parti non riesce a cancellare le urla e le ripetute polemiche che questa ricorrenza evoca.

Eppure, forse, c’era qualche italiano che, come me, si era lasciato illudere dalla speranza di vedere un Paese diverso, unito sotto un unico patrimonio di cultura, tradizioni e storia. Alla vigilia di quest’importante ricorrenza, mi accorgo che era un’utopia. E’ ancora un sogno pensare che tutto il Paese possa ricordare e piangere i caduti di quella che può essere definita una vera e propria guerra civile per la Libertà.

Una Libertà raggiunta attraverso dolore e sofferenza, ma con un denominatore comune: l’UNITA’.

Unità e compattezza che mancano oggi, assieme alla volontà di dialogo e discussione per il raggiungimento del tanto agognato bene comune.

Ecco perché, a distanza di 65 anni da quel famoso 25 Aprile, non posso che essere preoccupata per il mio Paese. Una nazione che preferisce l’astensione alla libertà di voto, dove il dissenso dilaga e assumono sempre più importanza partiti populisti ed estremisti. Il tutto mentre cresce la disoccupazione, specialmente giovanile.

E allora, alla vigilia di quest’importante giorno, esprimo un desiderio.

Vorrei un’Italia diversa, più democratica e più serena, dove ci sia un dialogo libero e costruttivo.

Vorrei un’Italia dove lavoro e sviluppo non fossero soltanto i sogni di una giovane ragazza, ma realtà.

Ma, più di tutto, il mio desiderio è quello di vedere, un giorno, l’Italia ricucita dai troppi strappi che ne hanno lacerato l’anima. Soltanto nell’unità può esserci un futuro.

Volli, sempre volli, fortissimamente volli! Mica tanto.

Questi carissimi signori deputati, senatori, governanti e presidenti stanno giocando con le nostre riforme. Dibattono, si incontrano, parlano ai giornali, parlano alle televisioni, parlano alle radio, discutono a cena, a pranzo, a colazione, fino a mezzanotte, articolano argomentazioni, interloquiscono tra maggioranza e opposizione, chiedono di partecipare al dibattito, chiedono di fare proposte, chiedono di partecipare ai tavoli di concertazione, propongono leggi in tv, propongono decreti sul web, propongono nuove costituzioni. Non credete sia meglio farlo in Parlamento? Vi abbiamo eletto per questo. Il deputato senza arte né parte sarei capace di farlo anche io.

Viviamo in un paese assurdo. Io sinceramente mi sono alquanto rotto le scatole di queste inutili minchiate che sparate a tutte le ore su tutti i mass media. Non avete più senso del reale. Forse sperate in una profezia autoavverantesi? Non ne possiamo più della vostra demenza e delle vostre chiacchiere. Non credo che si può avere lavoro grazie alle vostre promesse e alle vostre stupide idiozie. Ora che siete tutti sempre più fermi sulle vostre poltrone, ora che si aprono tre anni di legislatura costituente, ora che molti di voi hanno anche due o tre poltrone su cui poggiare il proprio lato b, volete applicarvi e fare qualche cavolo di cosa, oltre a blaterare come pecore per ore?

Giusto per elencarle: riforma fiscale, riforma delle pensioni, riforma della giustizia, riforma istituzionale seguita dal presidenzialismo, riforma della legge elettorale, si parla di lodo Alfano costituzionale, il legittimo impedimento già approvato, ma tra 2 anni sicuramente cassato. In più: senato federale, camera delle regioni, revisione dei  regolamenti parlamentari, approvazione di regolamenti governativi e di regolamenti interpretativi, decreto salva liste, decreti legge e vari ed eventuali. Ce ne sarebbero di cose da fare, invece voi come impiegate il vostro tempo profumatamente ripagato? E la legge che Berlusconi aveva promesso contro la corruzione e la concussione dopo il polverone che colpì Bertolaso? Che fine ha fatto? Mi sa tanto che i nostri politici conoscono soltanto i titoli delle riforme, ma di cosa si parli, in fondo, nessuno lo sa. Italiani ecco le vostre riforme! Non vi bastano? Siete troppo esigenti, dovete adeguarvi.

Ora ci si è messo pure il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, con la sua voglia di dissenso verso il modo di fare politica e di governare e di decidere il da farsi. Ma io mi chiedo, se dopo 2 anni di sudditanza al Premier Silvio Berlusconi, il Presidente Fini si accorge di trovarsi in una situazione del tutto scomoda, perché se ne ricorda solo ora? Perché non ricordarsene 2 anni fa o fra 3 anni, quando tutto sarà finito? Infilarsi nelle piaghe del potere e poi soffrirne per le loro ristrettezze, mi sembra alquanto illogico, per non dire altro. Bisognava ricordarsene prima.

Giusto per riepilogare: dopo l’ennesima campagna elettorale per le elezioni regionali, dopo l’ennesima vittoria delle destre, e soprattutto di Berlusconi e della Lega Nord in primo luogo, dopo tanto parlare di riforme e rinnovamento, quando finalmente tutto sembrava concretizzarsi in proposte effettive, seppur leghiste, salta fuori il malumore di Fini. Ma allora lo fate apposta! E ditecelo prima che state bleffando! Ma cosa sta succedendo? La verità è una sola: i politici senza campagne elettorali, senza beghe di palazzo, senza spartizioni, liti, urla in tivù, non ci sanno stare; qualcosa di poco serio su cui parlare ce l’hanno sempre, loro credono di parlare di questioni politiche essenziali, ma cosa c’è di più politico della risoluzione definitiva delle questioni reali del paese, esterne al vostro “palazzo”? Ripeto e ripeterò sempre: questi stanno scherzando con il nostro futuro.

La società deve riformarsi. Basta alla gerontocrazia.

La vecchiaia è sempre stata un problema, che molto spesso ha riguardato intere famiglie, alle prese con genitori, nonni e zii rim-bambiti (tornati bambini). La vecchiaia è un susseguirsi sempre più rapido di eventi e drammi, che molto spesso portano l’anziano parente a perdere l’autosufficienza. La libertà d’azione e l’autarchia, per molti anziani, sono le uniche ancore di salvezza in un mondo che non li vuole più.

Senza soffermarci troppo sul rapporto affettivo che ci lega a loro, siamo in un era che molto spesso bistratta  gli anziani come superflui e inutili, altre volte come rompiballe, se non dannosi, ma per i più scettici potremmo almeno considerare la loro convenienza sociale, soprattutto in momenti economico-finanziari come quello in cui stiamo vivendo. Gli anziani, con le loro pensioni, sono stati il più grande ed efficace ammortizzatore sociale, insieme alle famiglie. Con la loro rendita, con i loro consumi, con il loro risparmi, con i loro sacrifici, molti giovani figli e nipoti proseguono gli studi, possono permettersi il lusso di essere disoccupati o mandano avanti intere famiglie.

Sia ben chiaro: gli anziani non sono una vacca da mungere, anche se lo Stato in primis, li considera solo reflui societari, al pari dei malati, dei pazzi e degli immigrati. Molte istituzioni parlano tanto della creazione di una società di giovani e per i giovani, ma ci si potrebbe chiedere: e i vecchi? Si potrebbe rispondere che i vecchi, come tante altre categorie deboli, sono un costo sociale, quindi un peso per lo Stato e per l’intera società.

Tante altre atrocità si potrebbero dire sui nostri nonni e zii, o su quelli degli altri. Vorrei ricordare che fino a pochi anni fa, hanno avuto una valenza storica per l’Italia e che sono stati zii e genitori nelle nostre famiglie. E tra alcuni anni la società avrà una percentuale altissima di questa categoria. Ma come si possono risolvere le terribili discriminazioni sociali e le altrettanto pericolose conseguenze economiche di un mondo fatto principalmente di vecchi?

In questo caso la politica potrebbe fare molto, e in alcuni casi dà un forte aiuto: è di fronte agli occhi di tutti che il Parlamento, il Governo, i Consigli e Giunte regionali, provinciali e comunali, le istituzioni tutte e la pubblica amministrazione, sono il più grande ospizio a cielo aperto dell’Italia. Numeri spaventosi a cui si vanno ad aggiungere i prepensionamenti. Forse non si è capito che non bisogna cacciare i vecchi, mandandoli in pensione, per fare spazio ai giovani. Questa è istigazione a delinquere, perché favorisce lo scontro generazionale, che è diventato parecchio attuale.

Assodato che i giovani hanno i mezzi, il tempo e le energie per partecipare alla rinascita socio-economica dell’Italia, e che gli anziani hanno altrettanti mezzi, tempo ed energie per favorire un nuovo modello sociale per questa nostra realtà; chi manca all’appello è come sempre la politica, di qualsiasi ordine e grado. Tutti i politici, tutte le istituzioni, tutte le amministrazioni pubbliche possono contribuire a questo progetto: la riforma sociale.

Alcuni esempi di integrazione degli anziani nel tessuto economico possono essere: nella pubblica amministrazione, con giardinaggio e con la tenuta del verde cittadino, attività nelle biblioteche, negli archivi; nelle attività imprenditoriali, con corsi di cucito, di cucina, con doposcuola, con attività ricreative, con attività turistiche amatoriali, attività culturali, attività di baby sitter, ecc. Tutte azioni che gli anziani possono svolgere autonomamente, sotto la guida delle istituzioni e con una retribuzione integrativa alla pensione, così da riuscire in un unico progetto sociale: utilità, convenienza, esperienza e divertimento per gli anziani, e posti di lavoro per i giovani.

La Lega ha la leadership di questa maggioranza, ed ora ne abbiamo la conferma.
Dopo due anni di governo del centro-destra, si è realizzato appieno ciò che temevo alla vigilia delle elezioni del 2008: la Lega avrebbe avuto il comando assoluto della coalizione guidata da Berlusconi. Purtroppo.

Il partito guidato da Bossi, con la sua demagogia, ha raggiunto percentuali così elevate, da arrivare a pretendere di determinare la politica economica del Paese.
Certo, non dev’essere piacevole, per gli appartenenti all’ex AN, vedersi scavalcare e annientare da una formazione che, con la sua arroganza, riesce ad imporsi nel centro-destra, con il beneplacito di Berlusconi.

Ma, continuo ad affermarlo, in politica non servono i malumori a breve termine, a cui si può sopperire con un semplice incarico, per far valere le proprie idee. In politica, ciò che paga di più è la LUNGIMIRANZA.
Ebbene, se oggi noi siamo liberi da vincoli di alcun tipo, liberi dall’arroganza leghista e lontani dal calderone PDL, è solo ed esclusivamente grazie alla nostra lungimiranza. E se oggi siamo ancora forti di portare avanti le nostre idee in Parlamento, lo dobbiamo soprattutto alle nostre scelte.
C’era da mettersi in gioco, tirare fuori il coraggio insito nei nostri cuori, e tentare il tutto per tutto. I numeri ci hanno dato ragione: abbiamo retto a questo bipolarismo assurdo e siamo rimasti in piedi, con i nostri voti e la nostra dignità.
Ecco perché non si può tornare indietro, al centrodestra. Noi siamo altra cosa e, come dicevamo due anni fa, non siamo in vendita.

L’UDC deve difendere la propria posizione, che è il centro.


Ricominciamo a parlare del Partito della Nazione, perché, oggi più che mai, c’è bisogno di un partito di moderati che, come è stato dimostrato, non si può creare al fianco di una forza estremista come la Lega.
L’entusiasmo di nuove persone, che credono in questo progetto, può (e, secondo me, deve) essere più forte dei freni di chi vuole bloccarlo.
Marta

In Basilicata il Consiglio regionale dei record (insieme alla Calabria).

Non so con quali parole iniziare questa mio articolo. L’argomento è spinoso e molto delicato, ma gli interessati e le interessate dimostrano poca attenzione e poco desiderio di capire fino in fondo la situazione reale. Parlo principalmente della situazione negativa che si è verificata nella mancata elezione di donne al Consiglio Regionale della nostra regione. Nessuna donna è stata eletta. Come hanno reagito quest’ultime?

Donne al potere

Beh leggendo gli articoli dei giornali locali, c’è parecchio da riflettere, ma io da rappresentante del sesso maschile, non posso far altro che notare una cosa semplicissima: queste donne non elette hanno dimostrato, nelle loro proteste, una strana voglia, che non so definire e che non si ferma solo alla volontà di avere una poltrona su cui sedere. Queste donne vogliono cambiare il sistema elettorale, per assicurarsi le poltrone dovute; vogliono le quote rosa, per essere ben presenti nelle istituzioni politiche; vogliono tutela per la loro condizione, ma di certo la legge non le discrimina mica. Tante contraddizioni nelle loro parole. Vorrei anche ricordare che le quote rosa sono l’offesa più grande che i politici potrebbero fare alle donne.

Si sono costituite in un movimento senza colori politici: “Metà di tutto”. Un movimento che è nato in maniera molto serena, sincera e rapida. Un movimento per tutelare la condizione della donna in questa società misogina. Ma molte sono le domande che si potrebbero fare a queste donne: perché fate questo movimento solo dopo la sconfitta del sesso debole? Perché non farlo prima? Perché questa plateale trasversalità del movimento? Perché la rapidità della formazione di quest’ultimo? Perché non rivolgersi ai propri capi di partito? Perché non battere i pugni nelle sedi competenti?

Il Partito Democratico ha un presidente donna, il Popolo della Libertà ha delle bellissime ministre, l’Italia dei Valori non ha una donna nel partito nazionale che io conosca, situazione molto simile nell’Unione di Centro. I partiti sono i primi che non investono nelle donne, e le donne assecondano questa logica, accontentandosi delle poltrone che vengono loro offerte. Queste proteste finiscono solo per far passare un messaggio sbagliato e che io ho percepito: voglia estrema di poltrone. Qualsiasi parola e qualsiasi atto compiuto ora da queste esponenti politiche sarà solo la conferma della mia tesi.

Nel mio piccolo do un consiglio: continuare con il movimento “Metà di tutto”, perché è stato un errore farlo solo dopo le elezioni; creare iniziative a livello regionale e non solo, per alzare la voce nei luoghi pubblici e non solo di fronte ai palazzi del potere dove non potete entrare; non accettare nessuna carica che vi verrà offerta dai maschilisti al potere, sarebbe una nuova sconfitta farsi zittire con le elargizioni politiche.

I giovani d’oggi

Senza parlare della poca presenza di giovani nelle istituzioni politiche regionali. Giovani che latitano e che preferiscono la sudditanza ideologica agli anziani, che molto spesso sommano al forte potere politico, anche il forte consenso elettorale nelle varie elezioni. Molti giovani politici presenti a livello regionale parlano come i loro “padrini” di partito, stesse frasi, stessi slogan, stesso tono di voce, stessi movimenti, stessi tentennamenti. I giovani si dimostrano molto bravi nell’apprendere la politica e tutto ciò che la circonda, senza però la dovuta innovazione e la necessaria vitalità che dovrebbe distinguere questa categoria della società.

Donne e giovani sbagliano a litigare tra loro e sbagliano ad urlare nei giornali contro il sistema, perché fino a qualche giorno fa ne hanno fatto parte nel silenzio più assoluto, senza apportare le modifiche che ora molti di loro chiedono. Gli elettori sono i padroni delle istituzioni, e se ci sono pochi giovani e poche donne è forse dovuto alla poca presenza di giovani nella nostra regione e alla arretratezza culturale che penalizza il gentil sesso. C’è bisogna di attività culturale seria e di manifestazioni per modificare la mentalità della nostra regione. Questa è l’unica via da percorrere. Ci vorranno parecchi anni.

Caro Presidente, le scrivo mosso da un misto di rabbia e sconforto. Le scrivo mosso non da un desiderio idealista-utopista di purificazione morale del mondo ma, al contrario, dalla necessità di cambiamento divenuta irrinunciabile per la stessa sopravvivenza delle istituzioni politiche e lo scongiuro di una guerra civile. Magari le mie parole le risulteranno esageratamente catastrofiste e “rivoluzionarie” ma, come le dicevo, sono giunto alla conclusione che i partiti si siano giocati le loro ultime carte con questa pietosa, ipocrita e confusa campagna elettorale. Ho vissuto ed incamerato lo scoramento totale della gente, la deprimente tendenza a considerare marcio o truffaldino qualsiasi tipo di progetto nuovo che sia ricollegato alla politica “tradizionale”…ho toccato con mano il disfattismo cialtrone e qualunquista delle persone rassegnate al meno peggio ed abituate al binomio inscindibile “politico=ladro”. Ho visto riciclati e trombati passare dal Pd al Pdl facendo tappa nell’Udc e poi nell’Idv…ho visto giovani già vecchi nel loro modo di pensare e di agire. Ho visto il mio futuro grigio come il cemento armato delle carceri. Ma ho visto anche il bicchiere mezzo pieno riempito dall’entusiasmo di tantissimi ragazzi che hanno forza, idee e capacità non per rendere perfetto questo sgangherato paese ma per rimediare a molte delle sue inconcepibili e non necessarie brutture.

Quasi cominciavo a sperare che qualcosa, qualcosa di piccolo ma importante, potesse finalmente cambiare. E invece? E invece vedo l’Italia imbrigliata dalla Lega e, cosa ancora più orribile, l’Udc che potrebbe riallacciarsi alla maggioranza. Sarebbe la più grande delusione della mia vita vederla stringere nuovamente la mano a razzisti, xenofobi, cristiani-celtici e cattolici-adulteri. Sarebbe la fine di tutto e l’annegamento della piccola luce che stava per accendersi. Non abbiamo bisogno di leader buoni o cattivi; di messia o nuovi santi-martiri caro Presidente. Abbiamo bisogno, “semplicemente”, di uomini coraggiosi…che siano pronti a rinunciare al poco che hanno per ottenere molto di più non solo per loro stessi ma anche per chi si fida di loro e li segue. Non pretendo un mondo dove, tutti in circolo e tenendoci per mano, cantiamo Kumbaya. Non immagino un mondo dove non esistono ricchi e poveri, ingiustizie e disparità…non mi concedo utopie sognanti che parlano di governi guidati da superuomini dall’inflessibile moralità e dalla perfetta etica. Governare questo paese frignone e spesso ignavo è compito arduo e deve essere fatto alternando un sensato relativismo ad una giusta fermezza.

In ogni caso non le scrivo assolutamente per indicarle come governare; non ne ho le capacità, l’esperienza e le conoscenze. Le scrivo solo questa sorta di “supplica-esasperata” riguardo ad un provvedimento che reputo non solo moralmente giusto ma SOCIALMENTE NECESSARIO. VIA I MEDIOCRI E I LESTOFANTI DALL’UDC…via coloro che portano voti ma che derubano il futuro alle attuali generazioni. VIA I COMPROMESSI con i corrotti e via il concetto di “potere a tutti i costi”. Come dicevo questa forma di rinnovamento forte è coraggioso non deve essere spinta da un elevato senso di giustizia ma DALLA NECESSITA’ DI SOPRAVVIVERE E DI EVITARE IL TRACOLLO DI QUESTO PAESE (E DELLA MIA REGIONE IN PARTICOLARE; LA CAMPANIA).

Eliminare la feccia dal partito vorrebbe dire giocarsi tutto quel 6% di elettorato ma significherebbe, al contempo, non offrire “alibi” a chi oggi guarda con diffidenza all’Unione di Centro. Non so: forse qualcuno penserà che sto delirando e forse è effettivamente così ma, mi creda, avere 23 anni e sapere che, per fare quello che voglio fare (il giornalista) dovrò prima o poi rinunciare alla mia dignità e vendermi a qualcuno, è incredibilmente frustrante…quello che noto è un incredibile ed insostenibile spreco di risorse positive e di giovani dalla mente libera e creativa. Premiare i meritevoli, mi creda, non può che produrre risultati straordinari PER TUTTI. Affidarsi ai migliori, alla lunga, PREMIA.

Ho scritto troppo, lo so e me ne scuso…probabilmente queste mie righe nemmeno le leggerà mai ma, mi creda, se l’Udc riuscisse a portare avanti in maniera credibile, profonda e concreta il rinnovamento che sbandiera da anni (insieme a tutti gli altri partiti) io sarei il primo a prenderne parte; a giocarmi tutto ciò che ho e che sono per far vincere il progetto. E con me che non sono nessuno, le assicuro, ci sarebbero tantissimi pronti a fare lo stesso; a partire dal gruppo giovanile di Caserta. Lei una volta disse:”Vorrei dei giovani che rompessero le scatole nel partito”. Bene…c’è un esercito di giovani pronti a fracassarle. Che facciamo? Passiamo dalle parole ai fatti?

GRAZIE PER L’ATTENZIONE. Cordiali Saluti.

Germano Milite

Sono loro il vero problema del sud.

I problemi del sud restano sempre lì dove sono. Nessuno li conosce, nessuno li studia, nessuno li avvicina, e nessuno li risolve. Molti potrebbero essere le cause della nostra condizione socio-economica, ma ciò che possiamo vedere è solo il susseguirsi delle dannose conseguenze. Possibili punti da cui cominciare ci sarebbero, ma qui entra in gioco il vero fulcro della realtà: c’è chi dice che mancano i veri politici nel sud Italia. Politici di tutti i colori, dal rosso al blu, dal bianco al verde.

Per molti altri, il problema del sud non è la classe dirigente incompetente di sinistra, ma il trasformismo. Il problema vero è la subalternità della società a soggetti che gestiscono la risorsa pubblica in malo modo e che hanno il cattivo costume di cambiare casacca politica alla elezioni di turno. Questo è stato molto evidente in Calabria e in Campania. 2 regioni del sud, governate dalla sinistra, che hanno avuto questo spostamento di alti dirigenti pubblici che hanno favorito la vittoria delle destre. Questi dirigenti che consapevoli, ancora prima dei sondaggi, del cambiamento politico futuro, hanno preferito agevolarne il cammino, ma che ora chiedono a gran voce il continuo preservare delle loro posizioni clientelari e del loro immenso potere sociale.

Altri opinionisti parlano di carenza di spirito civico nelle coscienze dei meridionali. Spirito civico che nessuno coltiva, ma che molti politici locali, dando il cattivo esempio, ne affossano ancor più le speranze. Siamo in un’Italia spaccata, vivisezionata e spappolata dagli odi sociali, dagli abusi di potere, dall’indecenza politica, della mancanza di futuro e di speranze, dal degrado che ci circonda, e che al sud acquista un alto grado di inciviltà. Il senso civico in queste situazioni è come un germoglio nato sull’asfalto, non ha futuro.

Molti meridionali di fronte alle accuse dei cittadini del nord, affermano che i soldi che lo Stato concedeva a pioggia alle aziende per investire e costruire economia nel sud, finivano tutti nelle casse delle aziende del nord, che costruivano, cementificavano e abbandonavano poi le nostre regioni, lasciandoci i tanto amati cimiteri industriali. Qui si inserisce la questione politica: se ci fossero stati dei politici seri, capaci, preparati, di qualsiasi colore, con il tanto decantato valore civico e con un po’ di senso etico, si sarebbe verificata questa ignobile situazione? Io credo di no, o comunque non in queste misure.

Il discorso potrebbe ancor più acuirsi: c’è stato un accordo tacito tra i governanti del sud per mantenere tutto calmo e sotto controllo. Tutti coalizzati a proseguire un’opera di sciacallaggio atta a perseguire un unico scopo: coltivare un popolo povero, succube ed ignorante, e di conseguenza sordo, cieco e muto. Un popolo culturalmente e socialmente inferiore a quello del nord. Nulla manca a questo sud per sorgere ed emanciparsi da questo ignobile sopruso messo in atto da parecchi decenni. Abbiamo tutte le risorse per nascere a nuova luce e vivere una nostra brillante vita civile. Ci manca solo una cosa: politici seri con gli attributi.

Possiamo cercare una rinascita della nostra identità territoriale del futuro: l’Europa, la comunità dei popoli e non degli stati. Servono politici responsabili e che si prendano sulle spalle il peso delle loro azioni e delle loro spese amministrative. Invece in tv, sui giornali, nelle piazze, si vedono situazioni sconcertanti: ognuno nega, tutti negano, tutti affermano, ma non c’è dialogo. Non esistono persone capaci di responsabilizzarsi. È facile, da buon meridionali, scaricare le colpe sugli altri. La vittoria ha molti padri, la sconfitta e gli errori sono sempre stati orfani.

Cosa dovrebbero fare i politici seri? Risolvere l’unico grande problema del sud: il lavoro, inteso in tutti i sensi. Parlo di lavoro dipendente, ma non clientelare, lavoro autonomo, ma non asservito al potere, volontariato, attività cooperativa, ecc. Il mondo del lavoro non ha colore, perché il lavoro nobilita l’uomo, lo rende migliore, gli conferisce un senso civico, lo modifica dall’interno, lo cura da molti mali sociali, lo gratifica e gli concede occasioni di realizzazione. Nessun altra attività crea un tale connubio di positività.

Però subentra la logica economista del problema sud: il meridione non è conveniente per svolgerci attività economica. Per molti motivi: è lontano delle direttrici europee, è in una grave crisi strutturale da parecchi anni (praticamente da sempre), non ha le necessarie infrastrutture, non ha una giustizia efficiente, ha il grosso problema della criminalità organizzata, ha dei cittadini meno intraprendenti, ha una morfologia territoriale scomoda, ecc. E di problematiche se ne potrebbero trovare molte altre. Premesso che si potrebbe obiettare a molte delle sopra citate accuse anti meridionaliste, ma ci sorvoliamo su. Possiamo chiederci: chi ha comportato queste gravi situazioni? Quale può essere la soluzione?

Generalizzare è sempre un grande errore, raccontare il bene del nord e contrapporgli il male del sud è una gravissima offesa all’intelligenza degli italiani, ma molti, anche in tv, lo fanno, ed è alquanto sgradevole. la soluzione è sempre unica: servono politici seri che diano speranze al sud creando lavoro non clientelare. Semplice. Un gregge senza un pastore che fine fa? Va in contro a fine certa. Servono guide politiche, non interessa il colore.