Pochi gesti collettivi equivalgono a qualche centrale nucleare.

Dando un’occhiata a qualche rapporto del Wwf Italia si legge in pochissimi esempi il significativo contributo che il solo risparmio energetico e il migliore utilizzo dell’energia domestica possono dare: “se gli oltre 20 milioni di abitazioni esistenti in Italia fossero messi in efficienza, si potrebbe recuperare l’equivalente di energia prodotta da 8 centrali nucleari (17 Mtep – milioni di tonnellate equivalenti di petrolio) e risparmiare in atmosfera la CO2 emessa da oltre 16 milioni di auto (metà del parco auto nazionale). L’inefficienza energetica nazionale è infatti calcolata al 55%: consumiamo mediamente 140 kWh al metro quadro annuo, quando si può arrivare tranquillamente fino a 40 kWh.”

Gli italiani si dividono su chi è a favore del nucleare o chi è contro, ma la questione non è neanche più quella. Conosciamo tutti le controindicazioni del nucleare, ma noi abbiamo di fronte un progetto illuminante e futurista che ci viene indicato dalle associazioni ambientaliste. Si parla di risparmio energetico, fonti rinnovabili, riutilizzo di rifiuti urbani e industriali o altre fonti non naturali, ma pur sempre rinnovabili e niente affatto inquinanti (parlo del Magnesio e dei sui derivati). Un futuro verde a portata di mano, con noi medesimi produttori di energia, fruitori di nuove tecnologie italiane e benefattori per i nostri figli e discendenti.

Un punto su cui battere è l’incentivazione economica che si potrebbe dare alle imprese che investono in: fonti rinnovabili, circuiti virtuosi di ingegneria gestionale delle risorse, in risparmio energetico, in utilizzo di materiali rinnovabili nelle loro lavorazioni, nell’investire in ammodernamenti strutturali per una migliore razionalizzazione delle energie. Senza però negare aiuti anche fiscali a chiunque voglia migliorare la condizione energetica della propria situazione. Parlo di: famiglie, parrocchie, circoli, club, associazioni, fondazioni, condomini, ecc.

Pochi giorni fa ho letto parole nuove sulla situazione attuale, pronunciate da un deputato della Repubblica Italiana, l’on. Roberto Rao, dell’Unione di Centro: “C’è una nuova consapevolezza in Italia rispetto al tema dell’ambiente, e alle politiche ad esso legate – ha dichiarato Rao – Le politiche a favore dell’ambiente invece che rappresentare un “freno”, possono divenire “volano” per lo sviluppo economico soprattutto nel settore energetico, ma non solo. La green economy può determinare, anche nel nostro Paese, una nuova prospettiva di crescita, di benessere e di ricchezza economica a patto che si studino bene anche gli effetti che le politiche ambientali hanno sulla competitività delle imprese”. Questa nuova consapevolezza molti italiani ce l’hanno, mancavano all’appello i politici, e altre classi sociali ed economiche italiane, e molti di questi ultimi latitano ancora.

È eretico dire che per il risparmio energetico e gli altri progetti energetici rinnovabili si utilizzino i soldi che si spenderanno per costruire ed alimentare le future centrali nucleari italiane? Molto può fare la politica, con il buon esempio, ma soprattutto con le leggi. Un ottimo esempio di legge sul sistema energetico può essere la normativa tedesca attualmente in vigore, che è stata interamente recepita in Italia, ma che è stata bloccata nelle varie piaghe del nostro ordinamento giuridico. Molto probabilmente, contro la legge e le varie modifiche normative, ci sono i grossi interessi delle industrie inquinanti e di tutto il sistema concorrente alle fonti rinnovabili. Ed è proprio questo timore dei lobbisti che bisogna cavalcare per privarli dei loro monopoli e di quel poco di dignità che li resta addosso.