Spreco di soldi, di tempo e di futuro. Sono tutte inutili.

Ecco cosa pensa, del nostro sistema istituzionale, un grande studioso americano, Edward Luttwak: «L’Italia ha bisogno di ripartire da una riforma minima: abolizione delle province, via anche il Senato, dimezzare i salari dei giudici. Questi sarebbero i primi passi. Non è possibile che il presidente della provincia autonoma di Bolzano guadagni più di Obama o che il Texas abbia un quinto degli amministratori del Molise». Parole sante e condivisibile da qualsiasi persona di buon senso.

Il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, aveva inserito nella sua manovra economica pre-estiva, l’abolizione di tutte le province italiane con meno di 220.000 abitanti (Imperia, 220.156 abitanti, provincia di origine dell’ex ministro Scajola) perché inutili, accorpandone il territorio alla provincia più vicina. L’abolizione non avrebbe però colpito le province confinanti con paesi esteri (Sondrio, 182 mila abitanti, provincia di origine del ministro del Tesoro) e quelle delle regioni a statuto speciale. Insomma un taglio lineare alla Tremonti, senza alcun criterio preesistente. Dopo un giorno di polveroni, dichiarazioni, scongiuri, preghiere e tanto altro, i residenti nelle provincie abolibili, hanno appreso che era tutto uno scherzo ben riuscito del governo.

I più preoccupati, come sempre, sono stati i politici che avrebbero perso la loro tanto sudata poltrona, quindi presidenti, vice presidenti, assessori e consiglieri, di destra e di sinistra, che hanno pregato in ginocchio per non vedersi negata la prebenda. Insomma egoismo istituzionale, che si è concretizzato in una ricerca spasmodica di giustificazioni storiche, sociali, economiche e forse anche metafisiche, per assecondare la loro necessaria esistenza. Egoismo che va di pari passo con le idiozie e i parametri scelti dal ministro dell’Economia per eliminare queste province. Tra le province da eliminare, c’era anche quella di Matera, cha ha un’unica colpa: avere 204 mila abitanti.

Il dibattito si è aperto da qualche tempo sulla questione della totale abolizione delle province. Berlusconi l’aveva promesso prima di salire alla Presidenza del Consiglio nel 2008, cosciente di mentire spudoratamente perché consapevole che Bossi non gliel’avrebbe permesso. Infatti quest’ultimo ha tuonato qualche giorno fa: “Se toccate Bergamo è guerra civile”. Ma cosa avrà mai Bergamo, in più delle altre province italiane? Forse è lì che vengono eletti i leghisti? È li che foraggiano i loro elettori? Alla fine, ancora una volta, ha vinto Bossi, contro l’interesse di tutta l’Italia, e Berlusconi ha dovuto scodinzolare al suo “fedele alleato” (mi sembra più il contrario).

Generazione Italia ha fatto 2 conti: 200 milioni di euro all’anno per i soli stipendi dei politici; più altri 500 milioni di auto blu, costi di rappresentanza, uffici stampa, segretari generali, che solo loro prendono 200 mila euro all’anno. Puliti puliti sono 700 mila euro all’anno, mica briciole. Senza contare possibili economie di scala, ottimizzazioni e razionamenti vari, in più si potrebbero utilizzare circa 30.000 lavoratori per 1,2 miliardi di euro di servizi alternativi della pubblica amministrazione ai cittadini. Alla fine si potrebbero mettere a produzione più di 2,5 miliardi di euro di spesa pubblica, ora poco produttiva.

Tante le analisi fatte in queste ultime settimane, ma la più lucida e semplicemente efficace è quella fatta da Andrea Ugolini, su Estremo Centro Lazio, che vi consiglio di leggere. Vi indico anche, come lettura, le considerazione di Gianluca Enzo Buono, su Estremo Centro Toscana, che vi indica il perché dell’impossibilità di eliminare le province. E poi diciamocelo francamente: a cosa servono le province, se non a foraggiare i politici? Le competenze di questo ente potrebbero essere tranquillamente spartite tra comuni e regione.

E se venisse abolita la Provincia di Matera, che senso avrebbe la Provincia di Potenza? La Basilicata diventerebbe una regione con una provincia soltanto. E dato che la funzione della provincia è di avvicinare le istituzioni al territorio, nell’eventualità Matera fosse abolita, la sede della provincia e della regione sarebbero nella stessa città (Potenza) e con lo stesso territorio, e quindi anche la Provincia di Potenza non servirebbe affatto. E poi perché in Parlamento la maggioranza ha rifiutato un emendamento delle opposizioni per abolire le province con meno di 500.000 abitanti? Se c’era tutta questa voglia di abolirle, perché i parlamentari delle destre hanno votato contro? A voi le risposte.